Federica Ravaioli, nata a Bologna 45 anni fa e laureata in Ingegneria Ambientale, è la nuova Direttrice generale Herambiente Servizi Industriali (Hasi). Al culmine di un percorso professionale di quasi vent’anni all’interno di Herambiente (Gruppo Hera) nell’ambito della gestione degli impianti, è stata scelta per il vertice della controllata, primo operatore nazionale nei servizi ambientali alle imprese. Ravaioli sale alla guida Hasi in un momento clou per quanto riguarda le politiche ambientali, chiamate alla prova della concretezza, rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione e ai target di circolarità indicati dalla Commissione Europea.
Negli ultimi mesi, si è discusso a lungo in merito all’eccessivo rigore delle politiche ambientali europee, arrivando addirittura a mettere in discussione il Green Deal. La sfida verso la sostenibilità sta attraversando un momento di stallo?
Tutt’altro. Anche dopo il recente rinnovo della Commissione, il Green Deal mi sembra vivo e vegeto: non vedo dubbi sull’effettiva volontà di procedere nel cammino già tracciato.
Esiste ancora un reale interesse da parte delle imprese verso i temi dell’economia circolare?
Certamente e con una maturazione importante. Tutti ormai comprendono che gli investimenti in sostenibilità sono parte integrante della catena del valore. Non sono dunque solo un obbligo normativo e un atto di responsabilità, ma soprattutto un acceleratore di business. Su questo contribuisce anche il rinnovato quadro normativo comunitario, con misure come, ad esempio, la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd), che prevede obblighi di rendicontazioni e tracciabilità, che coinvolgono tutte le catene di fornitura. Dunque, la certezza di rifiuti industriali gestiti con trasparenza, nel pieno rispetto della legge e portati al massimo livello di recupero, significa spesso una carta in più da giocare nel proprio business.
Hasi è pronta a sostenere i suoi clienti in questa sfida?
Lo stiamo già facendo sfruttando tre leve fondamentali. Innanzitutto, una base impiantistica di circa cento piattaforme, che consente di trattare ogni tipologia di rifiuto. In secondo luogo con un approccio consulenziale che entra nei processi dei clienti per ridurne i rifiuti all’origine, massimizzarne il recupero e ottimizzarne i costi di gestione. Infine, con un supporto completo sulla reportistica, proprio per fornire al cliente strumenti utili alle sue certificazioni di sostenibilità.
Il Gruppo Herambiente tratta sette milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, fa parte di una multiutility di circa diecimila dipendenti: non è una dimensione che può intimorire una Pmi cliente?
Proprio la nostra struttura e la dimensione di Gruppo ci consentono un doppio pedale. Da un lato, riusciamo a servire grandi realtà multipiattaforma su tutto il territorio nazionale, ponendoci come one-stop-shop. Dall’altro, anche grazie alle numerose società controllate da Hasi sul territorio riusciamo a offrire un servizio estremamente personalizzato e flessibile. Peraltro, introducendo una vasta gamma di servizi, che comprendono, oltre al global waste management, anche pronto intervento ambientale, decommissioning o bonifiche, ad esempio.
Quali direzioni di sviluppo intraprenderà Hasi nel prossimo futuro?
Proseguirà certamente la politica di acquisizione di realtà locali in grado di allargare ulteriormente il nostro perimetro geografico e di servizio. Dall’altra parte, abbiamo in programma diversi interventi di revamping sulla rete impiantistica attuale. È poi sicuramente di grande rilievo il progressivo allargamento di Herambiente a filiere di recupero innovative, come le plastiche rigide, con lo stabilimento in costruzione a Modena, o la fibra di carbonio con il polo di rigenerazione già attivo a Imola.