Gli aumenti delle materie prime si fanno sentire anche nel mondo del vending, soprattutto per la distribuzione di caffè e bevande calde. E Confida – l’associazione nazionale della distribuzione automatica aderente a Confcommercio – lancia l’allarme.
“Stiamo affrontando una situazione davvero difficile – dichiara Lucio Pinetti, presidente di Confida, in una nota stampa – forse mai affrontata prima dalle nostre imprese, che inciderà pesantemente sul settore anche nei prossimi mesi”. Il rincaro delle principali materie prime, che non accenna a arrestarsi, sta infatti portando a una situazione ormai insostenibile per le aziende attive nella distribuzione automatica
“Oltre ai costi delle materie prime – prosegue Pinetti – bisogna poi considerare l’aumento del prezzo del carburante, che incide in maniera significativa dato che il nostro settore svolge la propria attività direttamente presso i clienti, che devono essere raggiunti con i mezzi aziendali”. La tendenza al rialzo è confermata dalle recenti stime dell’Istat, che rilevano come il prezzo della benzina sia aumentato a febbraio dello 0,8% rispetto a gennaio e dell’11,8% rispetto a febbraio 2010; più 1,1% tendenziale e più 18% annuale per il gasolio.
“Un ulteriore fattore di aumento – conclude Pinetti – è legato al rinnovo del contratto del commercio, normalmente applicato dalle nostre imprese. Solo i rialzi sulle materie prime potrebbero incidere di 15-20 centesimi sul prezzo al consumatore finale: non possiamo pensare che un caffè al distributore automatico oggi possa costare meno di 50 centesimi, se vogliamo mantenere elevati livelli qualitativi e di sicurezza”.
I rincari riguardano tutte le materie prime utilizzate nel canale distributivo del vending, a partire da zucchero, latte e cacao, senza dimenticare il caffè, ma anche la plastica, utilizzata per bicchieri e palette.
“La produzione di zucchero è calata del 12-13% – spiega Luciano Pensante, fondatore e presidente di ProntoFoods (Ristora) – mentre il prezzo internazionale ha raggiunto gli 820-850 dollari a tonnellata, rendendo di fatto l’esportazione verso Paesi terzi più conveniente. Negli ultimi mesi del 2010 l’incremento del prezzo è stato di 160/170 euro a tonnellata, e tali aumenti non accennano a diminuire”.
Discorso analogo per il cacao: “Mentre il prezzo della fava nel 2007 era di 750-800 sterline a tonnellata – nota Pensante – a gennaio di quest’anno si aggirava intorno alle 2.200, dopo i picchi record del 2009. A gravare su questi rincari, la speculazione e anche la diminuzione del consumo di cioccolato dovuto alla crisi”. Anche per il latte la tendenza è quella dell’aumento dei prezzi: “Nel solo mese di gennaio 2011 – conclude Pensante – il latte scremato ha subito un aumento di 70-80 centesimi al kg, dovuto a una maggiore produzione di formaggio (+4-5%) e all’aumentata richiesta di Cina, Algeria ed Estremo Oriente”.
“A marzo 2010 – afferma Claudio Picci, uno degli amministratori delegati di Covim e responsabile del canale vending dell’azienda genovese – la quotazione del caffè verde alla Borsa di New York era 130 cents a libbra per l’arabica e di 1.200 dollari a tonnellata alla Borsa di Londra per il robusta. Successivamente prima a Londra poi a New York le quotazioni sono aumentate, fino a superare, oggi, 2.300 dollari a tonnellata per Londra e 270 cents a libbra per New York. Le quotazioni continuano a lievitare: in particolare la Borsa di New York non conosceva questi valori da 34 anni”.
“Tali aumenti – riepiloga Picci _ sono da imputarsi a diversi fattori. Intanto la situazione della Colombia: negli ultimi due anni i raccolti di caffè sono stati inferiori di circa il 25% rispetto ai normali livelli di produzione. Ciò ha provocato un aumento delle quotazioni dell’arabica alla Borsa di New York. In Brasile e Vietnam, rispettivamente primo e secondo produttore di caffè a livello mondiale, la crescita economica ha causato l’aumento della domanda di consumo interno, determinando una minore disponibilità di caffè per l’export. Altro fattore, il rialzo generale dei prezzi delle materie prime dovuto ai primi segnali di ripresa economica soprattutto dei Paesi asiatici e di quelli in via di sviluppo e della azione della speculazione finanziaria e dei fondi d’investimento che non risparmia certamente il caffè”. L’aumento del prezzo dell’arabica ha causato anche un aumento generalizzato del prezzo del caffè robusta quotato a Londra, a seguito di una maggiore richiesta di questa qualità, comunque meno cara dell’arabica.
I torrefattori hanno dovuto fronteggiare negli ultimi mesi aumenti di oltre il 60% per il robusta e di oltre l’80% per l’arabica.
Anche i rincari della plastica preoccupano il settore del vending, che, attraverso l’erogazione di bicchierini e palette per il caffè, ne fa gran uso. Nel dicembre 2010 i principali polimeri hanno avuto mediamente quotazioni superiori di oltre il 35% rispetto a quelle di un anno prima.
“I rincari della plastica – spiega Lorenzo Bassi, responsabile commerciale vending di Flo – ci hanno costretto ad aumentare i listini già tre volte, nel corso del 2010, e le previsioni per il 2011 sono altrettanto negative. Già nei primi due mesi del 2011 i principali produttori di bicchieri e palette hanno provveduto a ritoccare i prezzi, rialzandoli in maniera significativa, e si prevede un altro paio di aumenti di uguale entità rispetto a quelli dell’anno scorso”.
Con oltre 2 milioni di macchine installate in Italia, una ogni 29 abitanti, il settore fattura oltre 2 miliardi di euro e impiega circa 35mila addetti. L’Italia è tra i leader nella produzione di distributori automatici e di sistemi di pagamento, di cui esporta oltre il 60 per cento. Il dato inerente la produzione annuale di macchine automatiche si attesta infatti intorno ai 425 milioni di euro, di cui oltre 265 milioni riguardano le vendite all’estero (in particolare: Francia, Spagna, Portogallo e Germania).
Caro-tazzina anche nel vending
© Riproduzione riservata