Così Giovanni Cobolli Gigli, neopresidente di Federdistribuzione, presenta il suo programma di lavoro per i prossimi quattro anni alla guida dell’associazione:
“Essere presidente di Federdistribuzione è una sfida appassionante e coinvolgente. Il mio principale obiettivo è lavorare per rafforzare la collaborazione con le istituzioni per realizzare un progetto che veda il commercio moderno come elemento essenziale per la crescita del Paese, dando voce ad aziende e imprenditori troppo spesso poco ascoltati e che invece sono in grado di effettuare proposte innovative.
Tornare alla presidenza di Federdistribuzione, che avevo lasciato a metà del 2006, è una sfida che ho accettato con entusiasmo. Sono infatti convinto che ci sia la concreta possibilità di lavorare non solo per la crescita della distribuzione moderna ma anche per il bene del Paese. E non è facile, dopo una lunga e diversificata esperienza lavorativa come la mia, trovare ancora stimoli e l’opportunità di credere davvero in ciò che si fa!
Dopo più di quattro anni ho ritrovato una Federdistribuzione notevolmente cresciuta, in notorietà, rappresentanza e autorevolezza. Un cammino già impostato ma che si è successivamente sviluppato conferendole un crescente riconoscimento.
Le aziende associate a Federdistribuzione sono la punta più moderna e avanzata dell’imprenditoria italiana. Un settore che rappresenta un fondamentale volano di sviluppo, contribuendo con i suoi investimenti al sostegno dell’occupazione e al rilancio delle economie del territorio e del più complessivo sistema Paese. Il mio impegno sarà quello di rafforzare la collaborazione con le istituzioni locali, nazionali e comunitarie, con le rappresentanze datoriali, con le parti sociali e le associazioni dei consumatori per realizzare un progetto che veda il commercio moderno come elemento essenziale per la crescita e per migliorare la vita delle persone. Un progetto che proponga Federdistribuzione come alleato prezioso e indispensabile con il quale procedere sulla strada dell’uscita dalla crisi, riconoscendo al settore quel ruolo prioritario che merita.
In questo momento l’Italia è un Paese in stallo, bloccato dalla situazione critica dei conti pubblici che ne limita la capacità di spesa, da un’evasione fiscale che riduce fisiologicamente le entrate e da una serie di inefficienze: alta fiscalità per imprese e famiglie, spesa della Pubblica Amministrazione non sempre ottimale, oneri burocratici eccessivi, carenza infrastrutturale, scarsità di concorrenza in alcuni settori chiave. Negli ultimi tre anni il governo si è mosso per bloccare gli effetti devastanti della crisi e per salvaguardare, per quanto possibile, i conti pubblici; ha avviato alcune riforme, come quella universitaria, ma è mancata una vera strategia di rilancio del Paese.
Queste scelte hanno consentito di affrontare la crisi con contraccolpi forse meno rilevanti rispetto ad altre realtà, ma le famiglie si sono impoverite, hanno eroso la quota di risparmio e hanno comunque dovuto ridurre i consumi, anche per quei beni storicamente più “rigidi” come gli alimentari.
Ma ora il Paese ha un bisogno enorme di tornare a crescere e questa deve essere la priorità. Le sfide da affrontare sono molte e articolate, ma credo si possano identificare alcuni punti fondanti: in primo luogo promuovere l’unico percorso in grado di dare regolarità alla crescita, cioè lo sviluppo della domanda interna.
Da un lato occorre aumentare il reddito disponibile delle persone attraverso un’attenta e complessiva riforma fiscale che ridia fiato alle famiglie e una robusta iniezione di concorrenza nei mercati ancora dominati da interessi corporativi, che inneschi un virtuoso processo di riduzione dei prezzi e di aumento corrispondente del potere d’acquisto. Dall’altro avviare una nuova politica di incentivi che premi in maniera selettiva i settori più in grado di aiutare lo sviluppo, tra i quali devono avere un ruolo di primo piano commercio e turismo, settori che non delocalizzano e assicurano ritorni immediati sui territori di insediamento in termini occupazionali e di stimolo al tessuto di imprese locali.
Un secondo punto fondamentale riguarda la necessità di ridare competitività al sistema d’imprese, innanzitutto a quelle del terziario, un settore ormai responsabile dei due terzi del valore aggiunto e quindi imprescindibile per il rilancio del Paese. Perno di questa politica deve essere la creazione di un sistema che garantisca una maggiore libertà all’agire imprenditoriale, liberandolo dai vincoli inutili che ne frenano l’attività e la voglia di investire. Nel mondo del commercio questo significa poter aprire nuovi punti vendita, ampliarli o ristrutturarli nel rispetto dei piani urbanistici ma senza ulteriori limiti normativi; non avere provvedimenti regionali che impediscano le aperture domenicali e festive; riuscire a realizzare programmi promozionali in ogni periodo dell’anno, affrancandosi dalle restrizioni temporali ancora presenti ma ormai divenute antistoriche; ampliare i prodotti che sono oggetto di saldi, affiancando ai prodotti stagionali anche quelli a rapida obsolescenza tecnologica.
Nella stessa direzione va l’avvio di un processo di semplificazione burocratica destinato a portare maggiore efficienza d’impresa che si ripercuoterà in maggiore produttività. Anche una riforma della giustizia civile ha pesanti impatti per le imprese: ridurre i tempi dei processi consente di non dover rimanere in situazioni di “limbo” per anni, consentendo così un’accelerazione nei percorsi decisionali.
Su questo progetto il settore della distribuzione moderna è in grado di proporre idee e di avanzare proposte. Ciò che vogliamo e che mi propongo di fare nel mio mandato come Presidente di Federdistribuzione è di dare voce ad aziende e imprenditori troppo spesso poco ascoltati e costretti a subire decisioni prese sulle loro teste, nella convinzione che questo contributo sia realmente positivo per il Paese.
Federdistribuzione, gli obiettivi di Cobolli Gigli
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