“I numeri dell’Istat sull’inflazione di marzo e le altre condizioni di contesto prefigurano una situazione molto preoccupante per il Paese: prezzi che crescono, consumi fermi, incertezza sul futuro sono infatti tre ingredienti che rischiano di portare a una situazione economica e sociale difficile da fronteggiare”. Così Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, l’associazione delle aziende della distribuzione moderna in Italia, commenta in un comunicato ufficiale la ripresa dell’inflazione e il persistere della stasi dei consumi. “Con gli incrementi delle materie prime che abbiamo visto negli ultimi mesi, i prezzi finali dei prodotti non potevano che aumentare, ma purtroppo ciò avviene con consumi piatti, se non in calo. Le famiglie vedono inoltre diminuire i propri risparmi e aumentare le preoccupazioni sul lavoro, in un contesto di generale incertezza sul futuro. Vogliamo portare un segnale positivo: i prezzi nei punti vendita del commercio moderno aumentano molto meno delle tariffe, dei consumi obbligati e della media dei beni di consumo: a febbraio 2011, la variazione dei prezzi dei prodotti confezionati era pari al +0,7% (fonte Symphony Iri Group) rispetto a un’inflazione di fondo Istat – cioè al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi – dell’1,7 per cento. Continuiamo a lavorare nella speranza e volontà di aprire nuovi punti vendita, ristrutturare quelli esistenti e salvaguardare i livelli occupazionali. Un obiettivo sempre più difficile da realizzare, in particolare nel Sud Italia, in un momento di difficoltà nel quale non si vede una reale e coraggiosa politica di rilancio della domanda interna e in presenza di dubbi interventi sulla fiscalità, come il sostegno al nostro patrimonio artistico attraverso, seppur limitati, incrementi delle accise”.
Federdistribuzione, prezzi grocery in gdo +0,7%
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