Dalle rilevazioni dei prezzi al consumo nella gdo a marzo arrivano conferme sulle ipotesi di rialzo per effetto dei rincari di diverse materie prime. È quanto emerge dall’Osservatorio mensile sull’inflazione pubblicato da Nielsen.
A marzo l’inflazione ha raggiunto il 2,4% (su base tendenziale rispetto a marzo 2010) per i prodotti grocery in generale: l’indice raggiunge il 3% se si considerano solo i settori del food e beverage.
Già nei primi due mesi del 2011 si erano intravisti i primi segnali di ripresa dei prezzi: a marzo, oltre a confermare le evidenze precedenti, fornisce alcune tendenze significative sulle evoluzioni attese nei prossimi mesi.
È l’area dei prodotti freschi a peso fisso a trainare la crescita, con +4,6% (era +3,7% lo scorso febbraio): in particolare, ortofrutta IV gamma (prelavate e pretagliate) con +9,1%, formaggi confezionati (+5.6%), salumi confezionati (+4,1%) e uova (+4%).
Nel comparto dei latticini l’inflazione media risulta del +2,4%, ma spicca la crescite dei prezzi del burro (+11,7%), della panna uht e della besciamella (rispettivamente +7,2% e +5,4%) e del latte fresco (+4,7%).
Per gli alimentari confezionati (inflazione media: +2,2%) si segnalano i balzi dei prezzi di zucchero (+10,1%), caffè (+9,1%), carne in scatola (+5,9%) e farine (+4,9%). Il rialzo dei prezzi dell’olio è invece conseguenza dell’elevato livello di inflazione per l’olio di semi (con punte del +18% per soia e girasole)
Per le bevande, l’inflazione risulta più contenuta (+1,9%) seppure si notino dinamiche diverse a livello di categorie, con il prezzo dei vini a +4,3%, quello delle bevande alcoliche (+2.3%) e delle bevande analcoliche a +0,7 per cento.
Più moderato il tasso d’inflazione per il comparto dei prodotti per la cura casa (+0,6%) e deflazione per il cura persona (–0,5%).
Le famiglie, da parte loro, continuano a modificare la composizione del proprio carrello preferendo prodotti meno cari o in promozione: per esempio, le vendite di prodotti con il marchio del distributore crescono a marzo di oltre il 10 per cento.
Secondo Nielsen, nell’ultimo mese le scelte di risparmio adottate dai consumatori avrebbero già consentito di assorbire circa la metà degli aumenti registrati. Le tensioni sui prezzi potranno inoltre determinare importanti effetti sullo scenario competitivo fra le insegne: stando alle rilevazioni di marzo, il differenziale d’inflazione tra le principali catene della gdo è ampio, con una forbice che sfiora i 5 punti in percentuale.
Inflazione food +3% in gdo
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