Ritorno all’utile per Barilla

Ritorno all’utile per Barilla

Barilla torna in utile e abbatte i debiti. La posizione finanziaria netta è arrivata a livelli molto equilibrati, tanto che il gruppo pensa a una nuova fase di espansione, soprattutto in Asia e Sud America. Il dato di bilancio 2010 che più balza agli occhi scorrendo i conti consolidati del gruppo Barilla è quello relativo all’indebitamento finanziario netto, sceso a 683 milioni di euro dagli 877 milioni del 2009. Un calo di 194 milioni che si giova anche della cessione delle 900 panetterie a marchio Kamps (vendute a un fondo di investimento che fa capo alla tedesca Equity Capital Management) e riporta la finanza del gruppo in una posizione di solidità, che solo qualche anno fa sembrava compromessa, dopo le note vicende della complessa acquisizione del gruppo Kamps.
Il perché risulta evidente dal confronto con il margine operativo lordo (ebitda), che si attesta nell’anno a 556 milioni di euro: il che significa che il debito netto è ora pari a 1,23 volte l’ebitda, valore di assoluto pregio per un’azienda industriale, grazie a un commitment forte della proprietà negli ultimi anni, decisa a ripulire i bilanci dopo l’avventura in Germania. L’ebitda è in salita rispetto ai 527 milioni di euro del 2009 grazie “alla crescita negli Stati Uniti, il continuo rinnovamento del portafoglio prodotti, il miglioramento della marginalità di Lieken e importanti progetti di riduzione costi a livello di gruppo”, come si legge in una nota.
Il risultato operativo (ebit) si è attestato a 211 milioni di euro, mentre il risultato netto evidenzia un utile pari a 27 milioni di euro “che risente di oneri straordinari e della perdita relativa alla cessione delle attività bakeries di Lieken in Germania”. Nel 2009 quest’ultimo era in rosso per 101 milioni di euro.
Il fatturato di gruppo si è attestato nel 2010 a 4,029 miliardi di euro, in calo del 3,4% rispetto al 2009 (4,171 miliardi di euro), come effetto combinato da un lato della crisi economica e di un perimetro di attività ristrettosi negli ultimi anni e dall’altro della crescita soprattutto degli Stati Uniti, dove i ricavi si sono attestati a 400 milioni di euro. E proprio i mercati esteri, in particolar modo quelli asiatici e sudamericani – Brasile in testa – rappresenteranno appunto le prossime sfide della società, ormai alleggerita del fardello debitorio.

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