Nei Paesi sviluppati, i bambini assumono troppe proteine: il cibo normalmente consumato nelle famiglie occidentali, infatti, contiene una quantità di proteine pari, mediamente, a 3-4 volte il livello ritenuto adeguato a soddisfare i fabbisogni in età prescolare e scolare. I dati Oms, inoltre, rilevano un incremento dell’incidenza di obesità tra i bambini e gli adolescenti: ad aggravare questa situazione è l’introito calorico giornaliero che, nella maggioranza dei bambini in età scolare presi in esame, non soltanto è superiore alle loro esigenze, ma anche orientato al consumo di grassi e zuccheri, a scapito di frutta e verdura. Secondo diversi studi internazionali, solo l’1% dei bambini nei Paesi sviluppati adotta abitudini alimentari in linea con la composizione settimanale ottimale della dieta, consumando porzioni e varietà di alimenti in accordo con quanto raccomandato dal modello della Piramide Nutrizionale. Nel mondo i bambini in sovrappeso sono 155 milioni (1 su dieci), negli Usa questa condizione riguarda il 25% dei bambini, mentre in Europa ogni anno sono 400mila i bambini considerati sovrappeso.
È lo scenario disegnato dal nuovo studio del Barilla Center for Food & Nutrition, dal titolo “Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente” – presentato a Roma durante il convegno “Alimentazione e ambiente: un pianeta migliore per i nostri figli”, con la partecipazione di Paolo Barilla – al cui centro sta il modello della Doppia Piramide alimentare e ambientale, un’elaborazione che mette in relazione i valori nutrizionali degli alimenti con il loro rispettivo impatto ambientale.
Un’alimentazione corretta sin dall’infanzia – sottolinea lo studio – è fondamentale per ridurre l’insorgere di malattie cardiovascolari, obesità e diabete in età adulta: già a partire dai tre anni infatti si gettano le basi per la salute da adulto, per la programmazione metabolica e per lo sviluppo del sistema immunitario. La corretta educazione alimentare si traduce inoltre in minori costi per la società: in Italia la spesa sostenuta ogni anno in terapie e cure per patologie cardiovascolari, diabete e tumori è di 40 miliardi di euro, pari a circa 700 euro a testa. Negli Usa il fenomeno è decisamente maggiore, e le stime più recenti sul costo totale delle patologie cardiovascolari indicano un impatto di 473,3 miliardi di dollari, a cui si sommano oltre 228 miliardi di dollari per le patologie tumorali. In Europa il costo delle patologie cardiovascolari è di circa 192 miliardi di euro, a cui aggiungere i 56,6 miliardi di euro di costi stimati per patologie tumorali. Per il diabete, i costi sostenuti a livello globale ammontano a circa 232 miliardi di dollari.
Il nuovo studio del Barilla Center for Food & Nutrition dedica particolare attenzione alla fascia dell’infanzia e dell’adolescenza, sottolineando l’importanza di adottare abitudini alimentari sane e corrette fin dalla giovane età, alternando quotidianamente tutti i principali alimenti. Secondo lo studio, una composizione ottimale della dieta settimanale di un bambino dovrebbe prevedere un consumo di cereali (soprattutto integrali), frutta e verdura, latte e latticini tutti i giorni; carne 2-3 volte alla settimana; pesce almeno 3 volte, legumi almeno 2 volte, formaggi 2 volte e uova 1-2 volte a settimana. Inoltre, l’apporto calorico quotidiano dovrebbe essere suddiviso su 5 pasti: la colazione dovrebbe contribuire per il 20%, la merenda a metà mattina per il 5%, il pranzo per il 35%, la merenda pomeridiana per il 10% e la cena per il 30%.
Parallelamente, il modello della Doppia Piramide alimentare e ambientale del Barilla Center for Foood & Nutrition associa la tradizionale piramide nutrizionale alla piramide ambientale, che si basa su tre principali indici: consumo di territorio (Ecological footprint), generazione di gas a effetto serra (Carbon footprint), e consumo di risorse idriche (Water footprint). Riclassificando gli alimenti sulla base della loro Ecological footprint, il modello della Doppia Piramide mostra come i cibi per cui si consiglia un consumo più frequente siano anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Al contrario, gli alimenti per i quali si raccomanda un consumo ridotto sono quelli che provocano le maggiori conseguenze sulla salute del pianeta.
Inoltre, lo studio dimostra come le tecniche di cottura utilizzate nella preparazione dei cibi possano incidere in maniera differente sull’ambiente: per esempio, impiegare mezzo litro d’acqua in meno (4,5 invece di 5) per cuocere su un fornello a gas mezzo kg di pasta riduce l’impatto della cottura del 7%, pari a 30 g di CO2 equivalente.
Secondo il Global Footprint Network, per un cittadino di un Paese ad alto reddito i consumi alimentari sono la prima voce in termini di impatto ambientale, con una rilevanza sull’impronta ecologica complessiva pari a circa il 30-40%. Per il cittadino italiano medio, sono 42 i metri quadri globali sfruttati per l’alimentazione, contro una media globale di 60 m2. Dallo studio del Barilla Center for Food & Nutrition emerge che, confrontando due menu giornalieri, entrambi equilibrati dal punto di vista nutrizionale, sia in termini di apporto calorico che di nutrienti (proteine, grassi e carboidrati), un menu a base di proteine animali derivanti soprattutto dalla carne ha un impatto due volte e mezzo superiore rispetto a quello vegetariano: 42 global m2 rispetto a 16 global m2 con una differenza di 26 global m2, che rappresentano una quota rilevante nell’impatto ambientale quotidiano di un individuo.
Barilla costruisce la Doppia Piramide
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