Quasi un lavoratore su dieci impegnato nelle campagne è straniero. È quanto emerge da un’indagine Istat sulla presenza e sul ruolo degli immigrati nelle grandi produzioni di qualità dell’agroalimentare italiano: come, per esempio, la raccolta delle mele in Trentino a cui collaborano molti ghanesi, delle uve del prosecco in Veneto con i polacchi o la mungitura del latte nelle stalle del grana padano con gli indiani sikh.
Le nazionalità di extracomunitari più presenti sono: Albania (15.792), Marocco (15.591) e, appunto, India (15.374), Paese dal quale si sono registrati i tassi di crescita più elevati. La vendemmia 2011 in Italia è, per esempio, salva – sottolinea Coldiretti in una nota stampa – anche grazie all’impegno di 30mila lavoratori stranieri che garantiscono la raccolta delle uve destinate ai vini di pregio, tra cui brunello di Montalcino, barbaresco fino al prosecco, nel cui distretto lavorano immigrati di ben 53 differenti nazionalità da 4 diversi continenti. Nelle vigne di produzione del prosecco prevale comunque la presenza di lavoratori polacchi, mentre in quelle del barolo dominano i macedoni, e per la bonarda dell’oltrepò pavese la leadership è dei romeni che, con i polacchi, operano in maggioranza anche nei vigneti della Franciacorta. In Toscana – conclude Coldiretti – per il brunello di Montalcino sono i maghrebini, e in particolare i tunisini, a dare il contributo nel garantire l’integrità delle uve.
Istat, il ruolo degli immigrati in agricoltura
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