Seconda edizione per “Facciamo un pacco alla camorra”: l’iniziativa promossa dal Comitato don Peppe Diana e lanciata da Casal di Principe (Ce) – epicentro della criminalità organizzata campana – che propone sia online sia in una rete di negozi selezionati cesti natalizi con i prodotti coltivati nelle Terre di don Peppe Diana, confiscate dallo Stato ai clan camorristi. Il progetto, a cui partecipano diverse cooperative sociali e associazioni di volontariato regionali mira ad affermare un nuovo modello di economia sociale e a dimostrare la possibilità di creare un’efficace alternativa all’economia illegale del crimine organizzato. Nei pacchi sono inseriti ortaggi sott’olio (melanzane, peperoni, ecc.) coltivati col metodo dell’agricoltura biologica sulle terre recuperate dallo Stato ai camorristi, insieme a miele, cioccolata e altri prodotti realizzati grazie al lavoro di tantissime persone svantaggiate impiegate nei campi e nei laboratori. Il tutto viene confezionato all’interno di una borsa da shopping “made in Castel Volturno”, prodotta dai soci, quasi tutti immigrati africani, della cooperativa sociale “Altri orizzonti by J. E. Masslo” che opera sul litorale domizio. Due le confezioni in vendita: una piccola dal costo di 25 euro e una più grande, che costa 45 euro. Il pacco si può ordinare anche via internet attraverso il sito www.facciamounpaccoallacamorra.com
“Il pacco alla camorra – spiega Mirella Letizia della cooperativa Eureka di Casal di Principe al giornale Il Fatto Quotidiano – è un modo concreto di lavorare al riscatto di questo territorio. Le mortificazioni subite dai cittadini da parte della camorra, sono sotto gli occhi di tutti. Le nuove realtà che si stanno consolidando nella gestione di beni confiscati, sono il volano per uscire da questi anni di lucida violenza. Le minacce non ci fanno paura perché in qualche modo ce le aspettiamo e siamo preparati a fronteggiarle. Ma dobbiamo combattere anche con le istituzioni come l’Asl di Caserta, che ci sospende i budget di cura per le persone svantaggiate che lavorano sui beni confiscati. E questo non ce lo saremmo mai aspettati. Le istituzioni dovrebbero essere vicine alle cooperative sociali e alle associazioni impegnate a fronteggiare la criminalità organizzata. Siamo stretti tra due fuochi, ma i cittadini dimostrano di apprezzare i nostri sforzi. Anche quelli di altre parti d’Italia che arrivano qui nei mesi estivi per fare i campi di lavoro e dare una mano concreta per trasformare positivamente questi territori”.
Tra i sostenitori dell’iniziativa c’è anche l’associazione di medici volontari Jerry Masslo, dedicata al sudafricano immigrato ucciso a Villa Literno nell’agosto 1989. “Acquistare il pacco alla camorra – dichiara Renato Natale, presidente dell’associazione, ed ex sindaco di Casal di Principe a Il Fatto Quotidiano – o promuoverne la vendita è il modo migliore per contribuire allo sviluppo di una economia alternativa a quella camorristica. Un modo serio di costruire valori per una nuova comunità, che aiuta a trasformare questi territori da terra dei boss alle terre di don Diana. Per anni la camorra ci ha fatto ‘il pacco’: è arrivato il momento di ricambiare”.
Il biologico batte la camorra
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