Nella macrocategoria dei surgelati, il trend emergente del 2011 è quello del lancio di referenze in piccoli formati anziché nei tradizionali formati famiglia: i tempi ridotti dedicati alla preparazione dei pasti (35 minuti per il pranzo e 33 minuti per la cena), l’aumento delle famiglie mononucleari e dei single contribuiscono ad ampliare la base di consumo delle confezioni monodose.
“In Italia – nota Vittorio Gagliardi, presidente di Iias-Istituto italiano alimenti surgelati – con 13,8 kg a testa, il consumo pro capite di surgelati è pur sempre tra i più bassi d’Europa. Le potenzialità di crescita restano ancora piuttosto elevate, sebbene nel nostro Paese l’offerta globale del fresco sia sicuramente molto più alta di quella dei principali Paesi europei. Dalle nostre rilevazioni fino a settembre 2011, sembra che il settore nel suo complesso stia mantenendo le proprie posizioni (+0,8% totale). Alcuni dei comparti ‘storici’ del surgelato – vegetali e ittici, ma anche il segmento pizze – continuano a muoversi con buona incidenza. Nei vegetali, il dato interessante riguarda i prodotti preparati (+11%) ai quali i consumatori riconoscono un valore oggettivo, che prescinde dal prezzo.
Secondo i dati Iias, il comparto ittico sta offrendo ottime performance (+4,5% globale): a testimonianza del fatto che anche in un difficile momento economico, gli italiani, per non rinunciare al consumo di pesce, si indirizzano verso l’offerta del surgelato, entrato ormai nelle loro abitudini alimentari. Tra i dati più illuminanti in tal senso: il segmento del pesce naturale cresce del 7%, quello del mollame e crostacei del 3%, ma anche il panato e pastellato regala soddisfazioni ai produttori, con +3 per cento.
Inoltre, il segmento delle pizze e snacks mostra ancora una volta segnali più che positivi: il dato globale del +6.5% testimonia un consumo non emergenziale, ma ormai ben radicato. E la riprova arriva dal sottosegmento delle pizze grandi in progresso di oltre il 7 per cento.
Anche i piatti pronti – un segmento penalizzato dai venti di crisi nell’ultimo quadriennio – iniziano a mostrare qualche timido segnale di ripresa, soprattutto nelle grandi città.
“Nella piazza di Milano – aggiunge Gagliardi – si registra un incremento di oltre il 5% nella richiesta dei ready meals, perché i consumatori privilegiano il valore del servizio rispetto alla convenienza in senso stretto, cioè al prezzo. E non solo in termini di comodità e praticità d’uso, ma anche di risparmio per l’assenza di scarti: i piatti pronti surgelati, infatti, a differenza degli omologhi refrigerati, non sono soggetti a problematiche di decadimento qualitativo e di tenuta organolettica legate a una shelf life ridotta”.
Del resto, secondo una recente ricerca dedicata espressamente agli sprechi del food & beverage, solo il 2% dei prodotti surgelati finisce nella pattumiera a fronte del 39% dei prodotti freschi, del 19% del pane e del 17% di frutta e verdura.
Surgelati, in ripresa vegetali, ittici e pizze
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