Federalimentare, le perplessità sul ddl Lavoro

Federalimentare, le perplessità sul ddl Lavoro

Sul ddl Lavoro approntato dal Governo Monti e attualmente in discussione alle Camere, Federalimentare non nasconde le sue perplessità. Il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, ha inviato un messaggio ai presidenti delle Commissioni lavoro di Camera e Senato, Giuliano Cazzola e Pasquale Giuliano, e ai relatori in Commissione lavoro del Senato del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, Tiziano Treu e Maurizio Castro, per manifestare i dubbi, se non la contrarietà, dell’industria alimentare .
“Penalizzare un’industria come quella alimentare – sostiene Ferrua – che non delocalizza, non ricorre alla cassa integrazione e non ristruttura con norme come quelle contenute nel ddl lavoro vuol dire affossare una delle realtà produttive ancora sane del nostro Paese. Siamo il secondo settore manifatturiero in Italia, che con 130 miliardi di euro di fatturato contribuisce non poco al Pil nazionale, meriteremmo maggior considerazione dal legislatore in un momento così delicato e invece saremo colpiti da nuove tasse – l’aumento dell’iva – e si parla addirittura di una possibile food tax. Gli stagionali che lavorano nell’industria alimentare, la cui produzione è da sempre notoriamente caratterizzata da picchi legati al clima, alle ricorrenze religiose e ai cicli agricoli, non possono essere equiparati agli altri lavoratori a tempo determinato o atipici, per i quali le aziende sono tenute a pagare un’aliquota aggiuntiva dell’1,4%. Imporre poi un’estensione dell’intervallo tra un contratto e l’altro dagli attuali 10 giorni a 60, se non addirittura 90 giorni, vuol dire compromettere i cicli produttivi di tutte quelle imprese che sono strettamente legate ai prodotti da ricorrenza. Ampliare infine le tipologie contrattuali da prendere a riferimento per la base di computo della quota di riserva per le assunzioni obbligatorie comporta, infine, un ulteriore aggravio dei costi per l’industria alimentare, che già sta conoscendo una fase critica dovuta alla contrazione dei consumi. Come ha già detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, piuttosto che una cattiva riforma, allora meglio nessuna riforma”.

© Riproduzione riservata