Nel 2012 si è accentuato il crollo dei consumi di bevande fuori casa: i primi cinque mesi dell’anno si sono chiusi con una flessione negativa che sfiora addirittura il -6% a valore rispetto al periodo corrispondente del 2011, e che coinvolge trasversalmente tutte le categorie, le aree geografiche e i canali di consumo. È quanto emerge dalla periodica indagine realizzata da Cda-Consorzio Distributori Alimentari, tra i maggiori gruppi indipendenti italiano di distributori di bevande, che da solo rappresenta oltre l’11% del mercato italiano della distribuzione di beverage.
Allineato alla media nazionale è anche il calo dei consumi nei diversi canali del fuoricasa: secondo gli operatori di Cda, gli italiani starebbero quindi riducendo indistintamente le proprie occasioni di consumo. I bar tradizionali calano del -4,6%, mentre nella ristorazione si arriva al -5,9 per cento. Anche peggio va nei locali dedicati al tempo libero serale, dove il calo registrato è del -7 per cento.
Tra le categorie, crollo a due cifre per i succhi di frutta (-12%), in flessione più o meno netta le bibite gassate (-5%), la birra in fusti (-4,2%), la birra in bottiglia (-3,1%), le acque minerali (-4,5%) e i vini in bottiglia (-1,4%). In controtendenza solo gli aperitivi alcolici (+1%) e i superalcolici (+0,8%).
“La congiuntura economica – commenta Lucio Roncoroni, direttore di Cda – ha impattato notevolmente sulle tutte le località della penisola e non ha favorito i consumi. Le previsioni per il prosieguo della stagione non sono rosee neppure per le località balneari e le città turistiche. Purtroppo non ci aspettiamo grandi miglioramenti nei prossimi due mesi (periodo cruciale per le vendite di bevande), salvo sperare in una stagione particolarmente calda. Le condizioni meteorologiche giocheranno pertanto, come sempre, un ruolo fondamentale per il contenimento nei prossimi mesi del calo dei consumi. Tuttavia una stagione ‘climaticamente’ favorevole non farà che spostare o attenuare per qualche mese una crisi che già oggi è divenuta insostenibile per molte aziende della distribuzione all’ingrosso delle bevande”.
In base ai dati raccolti fino a oggi, Cda prevede, nei prossimi mesi, un incremento a volume nel settore delle acque minerali, anche se minore in termini di fatturato. Il caldo porta ad aumentare il fabbisogno di acqua, ma la crisi non consente al consumatore di permettersi di spendere più del dovuto su questo comparto. Quindi via all’acqua da prezzo, meglio naturale e in formato da mezzo litro.
Nessun sensibile aumento, invece, nel comparto delle bibite gassate, che si prevede ancora in calo: non solo a causa della crisi, ma anche per motivazioni legate alla salute e alla tendenza in atto da alcuni anni di preferire un bere non gassato.
Il comparto dei succhi di frutta (nel formato da 200 cl) continuerà la sua discesa verso un calo tra il -5% e il -8%, per via delle poche occasioni di consumo, del prezzo elevato della consumazione e della scarsa predisposizione del bar a sostenere succhi e nettari.
Trend più regolare per birre manterrà sostanzialmente le proprie posizioni, rilevando crescite naturali – normali per il periodo estivo – quantificabili tra un +3% e +5 per cento.
Si prevede, invece, ancora una crescita interessante degli aperitivi, alcolici e non, che negli ultimi anni traina i consumi fuoricasa.
Cda, attraverso il proprio Data Wharehouse consortile (strumento di gestione della raccolta e normalizzazione dei dati provenienti dalle aziende associate) è in grado di tracciare periodicamente un quadro dei consumi fuoricasa, rilevati su un campione di oltre 20mila pubblici esercizi.
Beverage, le previsioni estive di Cda
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