Bioconsumi, +6,1% nel primo semestre 2012

Bioconsumi, +6,1% nel primo semestre 2012

Cronaca di un’ascesa annunciata. Anche nel primo semestre di quest’anno, gli acquisti di prodotti biologici confezionati hanno confermato il trend positivo del 2011: secondo le rilevazioni di Ismea presentata al Sana-Salone internazionale del biologico e del naturale a Bologna, la crescita a valore nel periodo gennaio-giugno si è attestata al +6,1%, grazie in particolare alle performance messe a segno da bevande analcoliche, biscotti, dolciumi e snack (+26,1%) e, in misura minore, dai latticini bio (+9,5%). In rialzo, inoltre, anche pasta, riso e sostitutivi del pane (+9%), mentre è più contenuto rispetto al 2011 l’incremento per la spesa di ortofrutta fresca e trasformata (+15%), che rimane comunque la categoria bio più consumata, con un peso sul comparto nel suo complesso del 30% circa.
L’incremento dei consumi bio è supportato anche da un aumento del numero di famiglie acquirenti (il dato è riferito al 2011) e della penetrazione ovvero della percentuale delle famiglie che hanno acquistato almeno un prodotto bio: dal 71,5% al 75,5 per cento. Al Centro, e soprattutto al Sud, crescono più della media le famiglie acquirenti e la penetrazione: diminuisce, inoltre, anche il numero di giorni tra un acquisto organic e l’altro, il che può indicare un maggior avvicinamento al biologico anche nell’area più debole del Paese.
A dispetto di queste evoluzioni, le caratteristiche sociodemografiche del bioconsumatore italiano restano però sostanzialmente inalterate: residenza al Nordovest, in famiglie poco numerose dal reddito medio-alto.
“Per far sì che il mercato del biologico si possa espandere ulteriormente –dichiara Enrico De Ruvo di Ismea – è necessario anzitutto orientare maggiormente la produzione al mercato ottimizzando le filiere e prevedere altresì delle corrette campagne di informazione che diffondano una maggiore conoscenza del biologico come marchio di qualità: i connazionali infatti mostrano attualmente una competenza maggiore sulle dop e igp rispetto al biologico. Ciò favorirebbe lo sviluppo del settore anche al Sud, dove come ci confermano i dati, vi sono ancora margini interessanti in termini di penetrazione”.
Il biologico nazionale vale oggi circa 3 miliardi di euro, il che permette al nostro Paese di collocarsi al quarto posto nella graduatoria europea dei fatturati dopo Germania, Francia e Regno Unito e di figurare come uno dei mercati più performanti.
“L’Italia – spiega De Ruvo – è uno di quei mercati europei che nel comparto bio non sta risentendo della crisi, e che dal 2005 a oggi nella gdo in particolare non ha conosciuto battute d’arresto: merito presumibilmente della crescente sensibilità del consumatore verso temi ‘forti’ quali la protezione della propria salute e il rispetto dell’ambiente”. Marta Bommezzadri

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