I vertici di Parmalat (Lactalis Group) hanno partecipato a Roma – lo scorso venerdì 21 settembre al ministero dello Sviluppo economico – a un tavolo convocato dal ministro Corrado Passera per discutere con le parti sociali il piano già illustrato nelle linee programmatiche in una riunione lo scorso 22 giugno 2012 e poi dettagliato al coordinamento sindacale nazionale nelle riunioni del 4 e 24 luglio.
Da parte loro, i manager di Parmalat hanno confermato il piano operativo 2012-2014 per l’Italia, con l’obiettivo dichiarato di accrescere il fatturato in Italia per il triennio in questione e di migliorare la produttività della business unit Italia di Parmalat – come si legge in una nota stampa del gruppo di Collecchio – “attraverso un percorso di concentrazioni produttive e semplificazioni gestionali, sostenuto da adeguati investimenti, per riguadagnare la necessaria competitività”: un percorso che implica la chiusura di tre stabilimenti “con problemi di saturazione”, ossia Genova, Villaguardia (Co) e Cilavegna (Pv).
Per fronteggiare le ricadute occupazionali derivanti dall’attuazione del piano di concentrazioni produttive, Parmalat ha dichiarato la disponibilità a mettere in atto, d’intesa con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, un ‘piano sociale’ che contempla un insieme sinergico di iniziative, per offrire soluzioni volte a limitare le conseguenze occupazionali, “attraverso politiche attive del lavoro – tra cui il ricorso alla mobilità interna infra gruppo e il trasferimento di personale presso operatori logistici terzi, supportati da idonei sostegni, anche formativi -, il potenziamento del polo logistico di Villaguardia e, per la parte eventualmente residuale, il ricorso allo strumento del new placement a cura di una società specializzata nella ricollocazione del personale”.
Parmalat, inoltre, si è dichiarata disponibile a favorire forme di utilizzo del sito di Genova diverse dall’attuale, da parte di soggetti imprenditoriali in grado di svolgere attività che possano ricreare occupazione sul territorio. A tale proposito, il gruppo di Collecchio (Pr) ha precisato di aver ricevuto un progetto per la cessione del terreno e dell’immobile, finalizzata alla realizzazione di attività di natura commerciale.
Tale progetto, subordinato alle necessarie autorizzazioni amministrative da parte delle autorità locali competenti, può prevedere, nei tempi tecnici occorrenti, l’assorbimento dei lavoratori in esubero a seguito della dismissione del sito di Genova e la possibilità di creare, altresì, occupazione aggiuntiva sul territorio, per un totale complessivo, compresi gli esuberi, di circa cento unità lavorative, che vanno ben oltre l’entità degli esuberi stessi.
Parmalat si è dichiarata comunque disponibile a valutare con le istituzioni locali questo e altri progetti che potessero eventualmente essere presentati da altri soggetti.
Parmalat ha infine garantito che proseguirà l’acquisto della materia prima latte di produzione locale, in quantità in linea con i conferimenti attuali, non essendo previsto un ridimensionamento produttivo, ma solo un trasferimento delle produzioni.
Le parti sociali si sono già attivate presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali per la definizione nei prossimi giorni degli strumenti previsti, con particolare riferimento agli ammortizzatori sociali necessari per accompagnare la realizzazione del piano sociale.
“Parmalat ha presentato un piano operativo triennale – sottolinea nella nota stampa Antonio Vanoli, direttore generale per le attività operative del gruppo Parmalat – che da un lato riafferma la centralità dell’Italia con obiettivi di crescita e dall’altro intende, con il contributo di tutti, fronteggiare le ricadute occupazionali, anche mediante politiche di ricollocamento sul territorio”.
Parmalat, soluzione in vista per l’impianto di Genova?
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