II cibo di domani? Dev’essere prima di tutto ‘buono da pensare’: fattori come la convivialità, il benessere inteso come salute e sicurezza e più in generale l’esperienza di consumo diventeranno sempre più centrali nelle decisioni di acquisto dei nostri connazionali. E’ quanto emerso durante il seminario Food Gfk Eurisko dal titolo ‘Gli italiani e il cibo. Di meno, di più, meglio?’ che si è tenuto il 3 dicembre a Milano.
“Negli ultimi decenni – asserisce Paolo Salafia, department manager di Gfk Eurisko – il nostro stile alimentare è cambiato negli approcci, nei contenuti, negli spazi, nei tempi e nelle modalità. Con l’alleggerirsi e con la diversificazione nella struttura dei pasti (vedi grafico allegato), l’allargamento della scansione alimentare, l’estendersi delle occasioni di consumo fuoricasa, il moltiplicarsi dei punti di contatto con il cibo, stanno diventando i tratti portanti di una nuova modernità alimentare. In altre parole, il cibo deve innanzitutto essere commestibile ‘culturalmente’ per diventare parte delle nostre abitudini, esperienze e rappresentazioni”.
L’istituto di ricerca individua in particolare quattro paradigmi di questa nuova era alimentare: il naturalistico (cibo salutare e funzionale); l’edonistico (etnico-fusion, gourmand tipico); il culturale (cibo equo/etico e a filiera corta); l’estetico-sensoriale (pittorico ed eufonico). “Proprio a causa della crisi economica e valoriale alla quale stiamo assistendo – chiarisce Salafia – le persone intendono riappropriarsi attraverso il cibo di una maggiore qualità della vita”. Perciò il cibo sano, il cibo attento all’ambiente, il cibo rispettoso delle culture locali e delle tradizioni alimentari è un cibo che consente esperienze migliori e quindi sarà il più accreditato negli anni a venire. E se questa tendenza è generalizzabile già a livello mondiale, nel nostro Paese è ancor più evidente. Uno studio di Gfk Consumer Trends realizzato nei principali mercati europei ha certificato che il 50% degli italiani conviene sulla petizione di principio che “l’esperienza è più importante del possesso dell’oggetto in sé” e che il 42% sceglie i brand più in linea con i propri valori e ideali, una percentuale tra le più alte d’Europa. Marta Bommezzadri
Gfk Eurisko, quattro paradigmi per il cibo di domani
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