Un volume produttivo di quasi 1,3 milioni di tonnellate; un fatturato alla produzione di circa 6,5 miliardi di euro che al consumo sfiora i 12 miliardi di euro (dati 31.12.2011); la leadership mondiale del settore agroalimentare per numero di produzioni certificate, con 248 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 154 dop, 92 igp, 2 stg (dati 12.12.2012). Su questi numeri poggia il sistema italiano delle produzioni agroalimentari di qualità certificata a fine 2012. Lo ricorda il 10° “Rapporto 2012 sulle produzioni agroalimentari italiane dop igp e stg”, presentato da Ismea e Fondazione Qualivita, in collaborazione con Aicig e Mipaaf.
A livello europeo, nel 2012 il numero totale dei prodotti agroalimentari registrati ha toccato quota 1.137, con 557 dop, 542 igp e 38 stg (dati aggiornati al 11.12.2012), con una variazione rispetto al 2011 di 60 nuove registrazioni. I paesi dell’Europa centro-orientale confermano il loro crescente interesse verso il sistema di certificazione europeo, in particolare da segnalare i 6 prodotti registrati per la Slovenia, i 4 prodotti della Polonia – una registrazione dop ottenuta congiuntamente con la Lituania – e i 3 dell’Ungheria.
Le registrazioni che interessano Paesi extra Ue sono in tutto 13, di cui 5 approvate proprio nel 2012. Tra queste, il primo prodotto riconosciuto per il Vietnam, la salsa di pesce Phú Quốc dop, e altri 4 nuovi prodotti per la Cina, che rimane il paese extra Ue con il maggior numero di registrazioni. Si conferma la crescita a livello europeo del comparto degli ortofrutticoli, con 22 nuove registrazioni, il numero più alto tra tutti i comparti, seguito a distanza dalle carni fresche con 7.
Le nuove registrazioni in Italia
Nove i prodotti italiani registrati nel 2012: la carne fresca cinta senese dop; i formaggi squacquerone di Romagna dop e nostrano Valtrompia dop; l’olio extravergine di oliva Vulture dop; gli ortofrutticoli ciliegia di Vignola igp, uva di Puglia igp, susina di Dro dop e limone di Rocca Imperiale igp, infine il sale marino di Trapani igp, nella categoria “altri prodotti”. Nel 2012 l’Italia ha ottenuto inoltre l’approvazione in sede europea delle modifiche richieste per 5 dei suoi prodotti: abbacchio romano igp, coppia ferrarese igp, provolone valpadana dop, patata di Bologna dop e olio extravergine di oliva Dauno dop .
Il trend della produzione
Il comparto delle dop e igp continua la sua ascesa, ma a tassi meno rilevanti degli anni passati. La produzione certificata si è mantenuta pressocché costante nel 2011 (+0,2%), dopo i diffusi aumenti registratisi nel quinquennio precedente, con le sole parziali eccezioni del biennio 2008/2009.
La sostanziale stabilità deriva per lo più dalla combinazione degli incrementi di produzione di alcuni comparti e dei decrementi di altri. Fra i primi si segnala il nuovo aumento della produzione certificata di aceti balsamici (+7%) o di olio extravergine di oliva (+7,6%); fra i secondi, il calo sia pur lieve dei formaggi (-1,7%). In linea con la media risulta l’andamento registrato dal comparto ortofrutta e cereali e dei prodotti a base di carne. Incrementi di un qualche rilievo arrivano da altri settori con un peso decisamente minore in termini di produzione certificata, come le carni fresche (+33,1%) e la voce residuale “altri comparti” che segna un +36,1 per cento. Il 2011 è stato il primo anno di certificazione per i prodotti ittici, sia pur con quantitativi limitati.
Nel 2011 il giro d’affari potenziale ha raggiunto i 6,5 miliardi di euro alla produzione mentre, per il valore al consumo, il moltiplicatore commerciale porta a un fatturato di 11,8 miliardi di euro, di cui 8,5 sul mercato nazionale.
Permane una forte concentrazione del fatturato su poche denominazioni: nel 2011 le prime dieci dop e igp assommavano quasi l’84% del fatturato complessivo del comparto, una percentuale assottigliatasi di circa tre punti rispetto al 2004. Il comparto delle dop e igp rimane quindi ancora molto concentrato, ma va sottolineata l’ascesa di nuove denominazioni, a cominciare dall’aceto balsamico di Modena igp.
Resta un’asimmetria tra l’incidenza delle denominazioni e quella del valore di mercato. Negli ortofrutticoli, per esempio, il numero complessivo di denominazioni pesa sul totale per un 39%, ma il fatturato complessivo ha un’incidenza stimata del 6%; per gli oli di oliva il numero complessivo di denominazioni incide sul totale per il 17%, ma il fatturato complessivo ha un peso di poco superiore all’1%, all’opposto dei formaggi e dei prodotti a base di carne.
Made in Italy, 12 miliardi di fatturato da dop e igp
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