Il 2012 si chiude con una flessione del Pil quantificabile in un -2,2%, ma con un impatto ben più profondo sui redditi delle famiglie e la più ampia riduzione dei consumi dal dopoguerra. L’aggiustamento dei conti pubblici (il debito sfiora il 127% del Pil) la crescita della disoccupazione (oltre il 12%) e il ritorno dell’inflazione (+3% nel 2012) hanno obbligato le famiglie a ridurre la spesa del 4% rispetto al 2011 (al netto dell’inflazione). E purtroppo occorre mettere in conto una ulteriore riduzione nel 2013 (stimabile in -1,3%): così prevede Coop, all’indomani delle festività desumibili nel Rapporto “Consumi e distribuzione”, redatto in collaborazione con Ref Ricerche e Nielsen, presentato in versione completa dopo l’anteprima digitale dello scorso settembre (il volume è visibile e scaricabile su www.e-coop.it) con l’aggiunta delle previsioni dei consumi delle singole merceologie per il prossimo biennio.
Il 2012 è solo l’ultimo anello della lunga catena della crisi: alla fine del 2014 la spesa pro capite degli italiani al netto dell’inflazione arretrerà ai livelli della metà degli anni Novanta.
In difficoltà i prodotti alimentari (dagli anni Sessanta la spesa pro capite deflazionata non è mai stata così bassa), l’auto (stessa spesa pro capite del 1974), l’abbigliamento (1984). I viaggi tornano indietro di un ventennio (1994) e la ristorazione outdoor di quasi 15 anni (1999). I consumi degli italiani si sono dovuti concentrare sulle spese obbligate (carburanti, utenze, affitti, mutui), che non sono state toccate dalla crisi e continuano la loro crescita.
Gli acquisti del largo consumo del 2012 hanno sofferto particolarmente: le vendite della gdo hanno fatto segnare un andamento negativo (-0,7% a parità di rete e a valori correnti), che ha penalizzato particolarmente gli esercizi più piccoli (libero servizio -2,3%) e quelli più grandi (iper>2.500 -1,6%) e premiato ancora una volta i discount (+4,6%).
Parziale eccezione solo per il dicembre 2012, che ha chiuso un poco al di sopra dei livelli del 2011. Le prime due settimane del mese, in concomitanza con il pagamento dell’Imu, avevano fatto registrare una brusca frenata (-4% a parità di rete), mentre gli acquisti delle festività a ridosso di Natale e Capodanno hanno fatto segnare un inatteso progresso, tanto che le vendite in gdo sono cresciute di oltre il 5 per cento.
“I consumi sono diminuiti quattro volte di più di quanto è calata la spesa pubblica e la vera spending review in Italia le famiglie l’hanno fatta a casa propria, riducendo gli sprechi e il superfluo anche negli acquisti di Natale – sostiene Albino Russo, responsabile dell’ufficio Studi economici di Ancc-Coop, che cura il rapporto annuale “Consumi e distribuzione”, in una nota stampa – Senza possibilità di andare in vacanza – o anche solo al ristorante – gli italiani si sono rivolti alla grande distribuzione per allestire la tavola delle festività e fare i piccoli regali di famiglia. Premiando però soprattutto i formati più economici e convenienti. Nelle ultime due settimane dell’anno infatti fanno segnare un incremento le vendite dei discount (+9% sul 2011) e soprattutto dei formati maggiori, grandi supermercati e ipermercati (+8%), che in maniera anche un po’ sorprendente danno segni di rinnovata vitalità dopo un periodo difficile”.
Rapporto Coop, le vendite festive in gdo a +5%
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