Nel 2012, le private label delle catene della gdo hanno raggiunto una quota di mercato del 18,1%, mettendo a segno un +1,5% a valore rispetto al 2011, e addirittura un +3,9% a volume (a fronte di -1,4% per il sell out in quantità del largo consumo confezionato). Lo dice il Rapporto 2012 sulla marca privata realizzato da Adem Lab-Università di Parma, presentato lo scorso 17 gennaio a Bologna da Guido Cristini, coordinatore scientifico dell’Osservatorio sulla marca privata, e da Gianmaria Marzoli, vicepresident di SymphonyIri, che in un’intervista esclusiva per foodweb.it a Domenico Apicella commenta i principali risultati dell’Osservatorio.
La domanda di convenienza dei consumatori italiani – valutabile intorno ai 15 miliardi di euro su un totale di 60 miliardi – viene intercettata solo in parte dai canali caratteristici della gdo (iper, super e superette) grazie agli store brand, perché aumenta il ricorso al discount, che con i superstore e gli specialisti del drug, è il canale
La parola d’ordine delle famiglie italiane è trading down, in tutte le forme: ridurre le pretese, semplificare il carrello medio, sia in termini di referenze acquistate, sia di marche prescelte, evitare gli sprechi.
Perciò, secondo un’indagine su 4.500 consumatori nel 2012 di Symphony Iri, i clienti visitano 3,7 punti di vendita in media, con minor fedeltà (57%), con maggior frequenza (71%), pianificando gli acquisti (67%), riducendo le scorte (60%) e affidandosi al volantino (90%). La pressione promozionale ha perso efficacia dopo l’estate, per quanto sia risultata in ulteriore aumento dell’1% rispetto al 2011, raggiungendo così un valore medio del 27 per cento.
SymphonyIri, il bilancio della pl nel 2012
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