Nel 2012 sono state prodotte 465 milioni di bottiglie di spumante. Secondo le stime dell’Ovse-Osservatorio e studi economici vini e spumanti, si è sfiorato il tetto di 450 milioni di bottiglie made in Italy stappate, di cui all’estero 305 milioni, in 78 Paesi. Circa 180 milioni sono state stappate solo nella notte di capodanno. Per oltre il 99% l’export è sviluppato da spumanti ottenuti con metodo italiano (prosecco, asti, spumanti), ma in forte crescita (+21%) sono quelli a metodo tradizionale (franciacorta e trento).
Il consumo mondiale cresce a due cifre rispetto al 2011, +12,96 per cento. L’Europa rappresenta il 54% dei volumi (+3,7% sul 2011) con circa 164,7 milioni di bottiglie e un 51% sul valore globale (+1,1%) con Belgio, Spagna, Portogallo, Grecia, Norvegia in calo dell’8%; Francia, Olanda, Svizzera, Svezia, Austria e Polonia in crescita del 11 per cento. La Francia, in particolare, passa da circa 5 milioni di bottiglie importate a quasi 9 milioni, principalmente prosecco e moscato, con una crescita di tutto rispetto per i franciacorta. La Germania è in netto recupero (+2,9%) e il Regno Unito vola sempre più in alto (+9%), insidiando il secondo posto degli Stati Uniti nella graduatoria dei volumi esportati.
Buone notizie anche dal Giappone e dall’Estremo oriente, con un +11% complessivo a valore, sia pure con volumi assai variabili da Paese a Paese (la punta è +22% in Corea), partendo con una base di piccoli numeri, ma in crescita. In totale circa 9 milioni di bottiglie in più rispetto al 2011: circa 31 milioni di bottiglie vendute in Estremo oriente, Oceania, Australia. In Cina la crescita è a due cifre, ma il mercato rivela caratteristiche quanto mai particolari.
In Russia stravincono prosecco e spumanti charmat piemontesi e lombardi, con +8% a volume e +3% a valore. Un mercato difficile e altalenante a causa del proibizionismo, imposte su alcolici, regole per gli importatori e un’accentuata infedeltà per alcune etichette. La Russia e i Paesi ex Urss, non Ue, nel loro insieme, rappresentano poco meno del 12% del consumo totale, pari a circa 33,3 milioni di bottiglie.
Oltreoceano, i trend sono differenziati: il Canada ritorna a galoppare a volume, ma meno a valore; gli Usa mantengono un regolare trend crescente e continuo, confermandosi come il mercato più (insieme a Gran Bretagna e Germania). Una crescita controllata e continua da anni, pari a circa il 15% del totale mondiale, ovvero 45,6 milioni di bottiglie, compresi il Messico e i Paesi centroamericani (+9%). Il Sud America fa registrare un +9% a volume e una crescita a due cifre a valore, raggiungendo il 6% del mercato globale, pari a 21,3 milioni di bottiglie stappate nel 2012: in pole position Brasile e Argentina con incremento medio del 14%, ma crescono anche Columbia e Uruguay.
Le prime stime dell’export complessivo per i vini italiani nel 2012, a quota 4,652 miliardi di euro. Gli spumanti contribuiscono significativamente, con un incremento del valore all’origine pari a 945 milioni di euro (+15%). Al consumo le bollicine italiane realizzano un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro (+19,1% rispetto al 2011), in tutto il mondo, pressocché equamente diviso fra canali horeca e retailer.
“Il sentiment Italia – commenta Giampietro Comolli, responsabile dell’Ovse-Osservatorio e studi economici vini e spumanti – è molto forte all’estero per tutto quello che ruota attorno alla cucina e tavola. C’è un’alta considerazione per la qualità, il giusto valore, la riconoscibilità e un pizzico di moda. Utili mezzi per crescere ancora, riducendo l’occasionalità e l’individualità, puntando su continuità, solidità rapporti locali. Ma non bisogna assolutamente cedere su qualità globale”.
Spumanti, boom del made in Italy nel 2012
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