Buon compleanno, signor Pietro

Buon compleanno, signor Pietro

Quest’anno Pietro Barilla avrebbe compiuto 100 anni. Ci ha lasciati nel 1993. La famiglia ha voluto ricordarlo ieri con la pubblicazione di un bel libro scritto da Francesco Alberoni: “Pietro Barilla: Tutto fatto per il futuro, andate avanti con coraggio”. Inoltre con uno spettacolo, affascinante e coinvolgente, al Teatro Regio di Parma. Condotto da Giovanni Minoli e Luca Zingaretti. Con la partecipazione di Renzo Arbore, Gavino Sanna, Margherita Buy, Alessio Boni e una testimonianza di Riccardo Muti. Ad assistere allo spettacolo c’era, oltre alla moglie Marilena (vent’anni più giovane di Pietro ndr) e ai figli Guido, Paolo, Luca ed Emanuela, tutti i nipoti (figli di Guido e di Luca ndr) e tutta la città. Erano presenti anche Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e Luca Cordero di Montezemolo, che hanno flirtato con simpatia scambiando battute reciproche sulle vicende politiche. I primi due si sono appartati per mezz’ora in un palco al primo piano del teatro.
Anche molti ex dirigenti erano presenti: tra cui Gabriele Maestri, Andrea Allodi, Riccardo Carelli, Albino Ivardi Ganapini e Gianluca Bolla. A rappresentare la distribuzione c’era Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia, che ricorda: “Guido Barilla mi aveva invitato ad andare in pensione. Fra poco ci andrò, ma prima sono venuto a ricordare suo padre, Pietro, che ho conosciuto personalmente e con il quale ho sempre collaborato bene”. Presente anche Luigi Bordoni, presidente di Centromarca: “Pietro Barilla è stato il fondatore della mia associazione. Ho trovato la relazione che ha letto alla prima assemblea”.
Il signor Pietro è stato un grande uomo e un lungimirante imprenditore. Ha sofferto quando è stato costretto a vendere la sua azienda all’americana Grace. L’ha poi riacquistata, senza l’aiuto di Enrico Cuccia, di Mediobanca, a cui si era rivolto. I soldi li aveva ricevuti da un’amica svizzera, conosciuta a Cortina, che ha poi avuto una partecipazione importante nella società e nei consigli di amministrazione (oggi tutte le quote della società sono in carico alla famiglia Barilla, ndr).
Dopo l’incontro con Cuccia, il signor Pietro ha sempre criticato il mondo della finanza e delle banche (tutti si ricordano il suo intervento all’assise di Confindustria che si era tenuta a Parma) privilegiando sempre l’economia reale, fatta di uomini e fabbriche, prodotti e mercati. Grande appassionato di cultura, di arte e di relazioni umane è stato una persona generosa, non solo verso i dipendenti e i dirigenti, ma anche verso i bisognosi della sua città, forte dell’insegnamento e dell’esempio ricevuto da sua madre Virginia, che ha sempre aiutato i poveri di Padre Lino.
Mi ritorna in mente una scena. Anni Novanta, hotel Baglioni a Parma. Pioveva. All’uscita dell’albergo il signor Pietro è stato accompagnato verso un taxi da un usciere che gli reggeva un ombrello per impedirgli di bagnarsi. Prima di salire in macchina si volta verso l’usciere, gli sorride, lo ringrazia, scambia due battute e gli consegna un biglietto da 50mila lire, lasciandolo sbigottito sulla soglia dell’hotel. Anche questo era il signor Pietro, una persona generosa con tutti. E da tutti ha sempre ricevuto rispetto e riconoscenza. Lo ricordano bene gli operai, che conosceva tutti personalmente. Andava sempre a fare il giro in fabbrica al mattino e li gratificava anche solo con una battuta e una stretta di mano. “Un giorno in pullman ci ha portato tutti a Parigi per visitare la città e per vedere i nostri prodotti sugli scaffali dei grandi supermercati. Che orgoglio!” ricorda un suo ex operaio, che aggiunge “a fine anno ricevevamo sempre un ricco pacco dono con una lettera scritta personalmente da lui”.
Dialogava, il signor Pietro, anche con i concorrenti. Ci teneva a vendere la sua pasta senza scendere mai sotto certi prezzi al chilogrammo.
Tentò anche di rilevare l’azienda di pasta fresca di Rana ma non ci riuscì. Ricorda Giovanni Rana: “Il signor Pietro mi disse che a Parma davanti alla fabbrica aveva una statua con un grande cavallo bianco. Simboleggiava il desiderio di correre sempre più veloci sul mercato e mi disse che sarei riuscito a farlo se fossi salito su quel cavallo. Gli risposi che a Verona, invece, abbiamo un asinello, che ci consente di andare piano e lontano”.
Oggi la Barilla è una multinazionale. Come Nestlé e Unilever. Gestita da un nuovo amministratore delegato, Claudio Colzani, ex manager Unilever. Nelle fabbriche gli operai non vedono più la proprietà e i vertici aziendali. Anche i ricchi pacchi dono, da diversi anni, sono stati sospesi. Se in questi giorni il signor Pietro entrasse all’Ipercoop della sua città e scoprisse sugli scaffali le confezioni di succhi di frutta con il logo Mulino Bianco o la sua pasta venduta a un prezzo al chilogrammo che è più basso di quello di vent’anni fa, forse non capirebbe. Così come, entrando in una libreria, non capirebbe perchè Barilla debba sponsorizzare con il proprio marchio un libro sulle uova o un altro sulle diete dove si invitano i consumatori a mangiare meno pasta e pane e più tofu e riso.
I tempi sono davvero cambiati. Oggi Barilla è una grande multinazionale, presente in tutti i mercati. Vuole crescere e superare, fra qualche anno, gli 8 miliardi di euro di fatturato. Aprendo una fabbrica in Brasile e alcuni ristoranti negli Stati Uniti. I conti sono a posto e forse fa bene a fare esperimenti e diversificazioni. O forse no?Importante, direbbe il signor Pietro, è concentrarsi sempre sul core business con prodotti di qualità che si darebbero ai propri figli.
Anch’io ho conosciuto e stimato il signor Pietro. Amo ricordarlo con un aneddoto a me molto caro. Era appena uscita la rivista Food, pubblicata in italiano e in inglese. Un lunedì mattina mi convoca nel suo ufficio e mi dice: “Lei ha un problema da risolvere. Ieri ero a Cortina e ho girato tutte le edicole per acquistare la sua rivista, ma non l’ho trovata: è indispensabile che lei controlli meglio la distribuzione. I prodotti si devono trovare sempre nei punti vendita. Io vado sempre a vedere se sugli scaffali ci sono i miei spaghetti e i miei biscotti. Quando non li trovo chiamo subito il responsabile di zona o l’agente di vendita per informarlo per risolvere il problema. Anche lei deve fare così. Mi ascolti, lo faccio per il bene suo e della sua rivista”. Un consiglio che io e i miei collaboratori abbiamo seguito alla lettera. Oggi Food è su tutte le scrivanie che contano del mondo dell’industria di marca e della distribuzione. Nessuno più deve girare le edicole per trovarla. Grazie anche al signor Pietro. Paolo Dalcò

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