Frutta, cresce il business delle fragole made in Italy

Frutta, cresce il business delle fragole made in Italy

Soffia vento favorevole per la fragola italiana, dopo alcuni anni di difficoltà, grazie a una spinta innovativa che parte dal miglioramento varietale e dalla messa a punto di tecniche produttive che consentono un calendario di produzione molto ampio, sfruttando al meglio le caratteristiche del territorio italiano con le variazioni climatiche, dal Nord al Sud, ideali per la diversificazione della produzione.
Nel panorama complessivo dell’ortofrutta italiana, caratterizzato da un calo dei consumi per alcuni prodotti, la fragola è in crescita costante.
Oltre al miglioramento generalizzato delle caratteristiche qualitative dei frutti, gli standard organolettici gustativi delle nuove fragole selezionate negli ultimi anni sono migliorati, riscuotendo maggiore approvazione da parte dei consumatori italiani ed europei.
Secondo le rilevazioni di Gfk Italia, le fragole rappresentano circa il 2% degli acquisti di frutta, in termini di volumi, e il 4% in termini di spesa. Percentuali che vanno triplicate se ci si riferisce al periodo più propriamente tipico di consumo (primavera-estate).
Dal 2000 al 2004 l’incremento delle vendite a volume è stato del 21%; nel 2005 la crisi del settore ortofrutticolo ha inciso per un -8% sui risultati conseguiti (2005 su 2004) scendendo a 67mila tonnellate. Dal 2006 i consumi hanno ripreso a crescere, raggiungendo nel 2012 le 80mila tonnellate (+19% sul 2005), oltre il 10% in più in 10 anni e +1,5% sul 2011. A sottolineare l’escalation delle fragole ci pensa il confronto con il 2000: a oggi infatti i volumi acquistati sono superiori del 31 per cento.
La stagionalità del consumo di fragole mette comunque in evidenza un allungamento del calendario di commercializzazione: anche se dai dati Gfk non è possibile stabilire l’origine del prodotto, accanto alle produzioni estere più precoci un certo ruolo è giocato anche dalle produzioni nazionali, sempre più orientate verso tecniche culturali atte a ottenere produzioni sempre più scalari.
Sul fronte produttivo, nel 2013 le superfici dedicate a fragola in coltura specializzata a livello nazionale sono rimaste stabili sui 3.700 ettari circa.
L’83% della superficie riguarda impianti in coltura protetta e solo il rimanente 17% in pieno campo. Nelle regioni meridionali le stime indicano una contrazione della fragolicoltura in Basilicata che con 540 ettari, segna un -9% rispetto allo scorso anno, mentre la riduzione della Calabria è del -5 per cento.
Si conferma invece il buon andamento in Campania, la principale regione produttrice, che registra un +4% rispetto al 2012. Lieve aumento della coltivazione in Sicilia, +1% rispetto all’anno scorso. Nel Nord Italia, si conferma l’importanza della fragolicoltura veneta, veronese in particolare, che in termini di volumi si mantiene sui livelli del 2012.
In crescita le superfici a fragola nella provincia di Bolzano (+5% sul 2012), mentre sembrano in deciso calo nella provincia di Trento, -11% rispetto all’anno scorso.
L’Emilia Romagna registra ancora un calo della coltivazione in coltura specializzata, posizionandosi sul livello minimo di circa 250 ettari. Il Piemonte, infine, conferma quanto già registrato anche l’anno precedente.
Sul fronte varietale – suddiviso per regione -, secondo le rilevazioni del Cso, si evidenzia in Emilia Romagna la predominanza delle varietà Alba, Cley e Roxana. In Campania domina la varietà Sabrina, in Basilicata è ancora Candonga la varietà dominante, in Calabria si concentra una forte produzione di Camarosa e in Piemonte prevale la varietà Alba.

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