La stagione dei contratti è alle porte. Le previsioni dei consumi per il 2014 portano ancora il segno ‘meno’: -0,5% nel food e -6,1% nel non food, secondo le stime nel Rapporto Coop 2013. E l’appello del leader italiano del retail all’industria è chiaro e perentorio. “E’ indispensabile – sostiene Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – che l’industria e la distribuzione italiane lavorino insieme per sostenere la ripresa. Un contributo utile può venire se entrambe si pongono con più decisione dalla parte della difesa del potere di acquisto delle famiglie: l’industria può ridurre i prezzi e i margini in percentuale, scommettendo su un possibile aumento dei volumi, mentre la distribuzione deve trasferire senza aggravi il valore sui consumatori”.
In questi anni di crisi, la gdo si è comunque impegnata a limitare il più possibile l’impatto dell’aumento dei prezzi sui consumi domestici.
“Coop – commenta Pedroni – è sempre stata in testa a questo processo; non ci tiriamo indietro nemmeno ora impegnandoci per il 2014 a dimezzare l’inflazione alla vendita rispetto a quella all’acquisto. Assistiamo a una richiesta elevata di aumento dei prezzi alimentari da parte dei fornitori, anche a causa di una crescita considerevole dei prezzi delle materie prime come cereali, latticini, petrolio e imballi”.
Dal Rapporto Coop 2013 emerge anche che negli ultimi anni i prezzi dell’industria sono aumentati (+26,9% dal 2005 al 2013) più di quelli della distribuzione (+20,3%), che ha rinunciato a quote di redditività a favore dei consumatori. In parallelo, l’industria di marca ha visto contrarsi le proprie vendite (-3% solo negli ultimi 12 mesi) a favore delle marche commerciali e dei primi prezzi.
“Senza un’azione del Governo a sostegno della domanda interna – ribadisce Pedroni – e un forte impegno degli operatori economici più importanti, a partire dalle banche, chiamati a sostenere le famiglie non ci sarà una ripresa significativa del Paese. Aumentare l’iva, come realizzare qualsiasi altro provvedimento fiscale non selettivo, sarebbe un errore molto grave. Sostegno alla domanda interna, redistribuzione a favore delle parti deboli, taglio delle spese militari, lotta all’evasione e all’illegalità economica, rilancio delle liberalizzazioni a partire da quelle solo iniziate come per i farmaci e la benzina. Non è certo un caso se gli unici settori lambiti dalla parziale liberalizzazione degli anni passati siano quelli dove i prezzi sono scesi”.
Nella visione di Coop, l’articolo 62 ha avuto finora conseguenze non coerenti con le intenzioni dei legislatori: la sua applicazione ha trasferito vantaggi finanziari significativi dalla distribuzione alla grande industria alimentare (circa nove giorni di anticipo pagamenti), mentre per l’industria non c’è evidenza del trasferimento di questo vantaggio verso i propri fornitori, perlopiù produttori agricoli. “In sostanza – nota Pedroni – ne ha beneficiato la grande industria, hanno pagato i consumatori e la distribuzione, non hanno avuto vantaggi i produttori agricoli”.
Coop Italia rinnova l’appello all’industria di marca
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