Dal 23 dicembre 2013, Bernardo Caprotti avrebbe deciso di lasciare Esselunga, a 62 anni dalla fondazione.
Il tam tam ha iniziato a fare il giro del web dopo lo scoop del Corriere della Sera, che ha rivelato il contenuto di una riunione tenutasi il 20 di novembre con pochi intimi al sesto piano della sede di Esselunga, a Milano.
Attraverso una lettera spedita ai suoi più stretti collaboratori l’imprenditore avrebbe poi confermato le sue intenzioni di abbandonare tutte le deleghe operative nell’azienda, i poteri di firma e i compensi.
Come ricordato da lui stesso nel libro (poi messo all’indice dal Tribunale di Milano “Falce e carrello”, Caprotti, classe 1925, prese le redini della Supermarkets (che solo successivamente divenne Esselunga) nel 1965. Allora erano soltanto 15 i supermercati attivi. Ora, 60 anni dopo, se ne contano 144 che fatturano 6,8 miliardi, con 20 mila dipendenti.
Tra gli altri, anche Italia Oggi ha ripreso parte della lettera di Caprotti: “A Dio piacendo, ci sarò e forse sarò anche più libero di fare quello che mi era sempre piaciuto: di andare per negozi e cantieri… Di non essere più subissato da montagne di carte e pratiche che mi imprigionano e mi impediscono. Forse ci vedremo di più e più liberamente”, ha scritto Caprotti nella lettera, confessando di reggere a fatica i ritmi incalzanti di un lavoro a tempo pieno e di responsabilità.
A chi nel corso della riunione aveva chiesto a Caprotti cosa ne sarebbe stato del suo patrimonio siglato Esselunga ha risposto: “La successione è risolta. Come? C’è un testamento, tutto è sigillato in una busta custodita dal notaio Carlo Marchetti”. Per l’imprenditore, comunque, Esselunga – anche se non è noto in che modalità – deve restare in famiglia: ossia non è in vendita. Resta da capire cosa e come resterà in famiglia dopo lo scontro tra il padre e i figli Violetta e Giuseppe per la gestione della catena di supermercati. Un dissidio che ha portato in tribunale il dominus della società dopo che Caprotti ‘smontò’ il contratto fiduciario sul 100% di Supermarkets italiani, fatto al primogenito, “riprendendosi” il controllo dell’Esselunga.
Secondo Il Sole 24 Ore, Caprotti avrebbe iniziato un graduale piano di ritiro dal comando dell’impresa, iniziato dopo la condanna del Tribunale di Milano nel settembre 2011.
Caprotti lascia Esselunga?
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