Su Deoleo, i rumors corrono da qualche tempo fra Spagna e Italia. Non è un segreto che, dopo essere diventato il numero uno mondiale dell’olio d’oliva grazie anche all’acquisizione degli italiani Carapelli, Bertolli e Sasso negli anni 2000, il gruppo alimentare spagnolo stia attraversando una forte crisi finanzaria, con fatturati in costante calo. Le banche spagnole (fra cui Bankia, Unicaja e Caixabank) controllano oltre il 30% del capitale del gruppo, ma ora si sono rivolte a JP Morgan per vautare il proprio pacchetto azionario e vendere. Le voci si sono rincorse sui possibili acquirenti, dall’americana Cargill alla multinazionale Bunge che, come Pai Partners, Sovena e Dcoop (prima Hojiblanca), ha cercato di entrare in Deoleo nell’operazione di ricapitalizzazione della società a fine 2010, fino a – notizia recentissima – Fsi (Fondo strategico italiano), che avrebbe manifestato l’intenzione di acquistare il colosso iberico.
Secondo la rivista spagnola Alimarket, il gruppo avrebbe dichiarato alla Cnmv (Commissione nazionale della borsa) che “sono state solo richieste e ottenute delle offerte indicative, non vincolanti e tutte al di sotto del prezzo di quotazione recente delle azioni, e non si può prevedere il prezzo al quale potranno finalmente chiudersi le offerte finali”. Ha aggiunto inoltre che “è stato selezionato un numero ridotto di gruppi interessati a partecipare al processo di riorganizzazione della base sociale e a raggiungere una maggiore stabilità finanziaria”.
Le polemiche in Spagna non si sono certo fermate, visto che l’olio d’oliva rappresenta un settore strategico e il controllo di capitali stranieri potrebbe incidere sull’economia del settore. Ma ora non resta che attendere gli sviluppi. Sul piatto c’è il possibile ritorno a casa del nostro made in Italy.