Nella nuova edizione 2013 di Food 2020 – la ricerca internazionale sugli stili e le abitudini alimentari dei consumatori condotta da Ketchum attraverso la Global Practice Food & Nutrition, intervistando on line 1.800 rilevanti urban food shoppers in Italia, Uk, Germania, Cina, Usa e Argentina – è emersa una nuova categoria di opinion maker denominata food e-vangelist: si tratta di un movimento che potrebbe influenzare notevolmente i gusti e gli acquisti dei consumatori e determinare le nuove tendenze del global food system, compreso naturalmente quello italiano che sarebbe peraltro in pole position con una quota numerica di rappresentanti più alta della media mondiale. I numeri sono da record: utilizzando il potere della rete, questo gruppo di ‘influenzatori’ genera oltre 1.656.000.000 conversazioni sul cibo ogni settimana. Un’opportunità o una minaccia per i produttori?
“Le aziende alimentari – spiega Andrea Cornelli, vice presidente e ceo di Ketchum Italia – hanno un’occasione unica per mobilitare questo segmento attivo di consumatori. I food e-vangelist giocano un ruolo importante nel promuovere tutte quelle aziende che sono pronte ad ascoltarli e a fornire risposte, così come possono mettersi contro quelle che non li coinvolgono. La rivoluzione che si sta attuando nella comunicazione oggi va colta come opportunità per dialogare con il proprio consumatore da pari e accrescere così la propria reputazione”.
Caratteristiche socio-demografiche: non sono un gruppo marginale, poiché rappresentano circa il 22% del totale del campione analizzato nei vari Paesi. Il 48% dei food e-vangelist sono sotto i 35 anni e, rispetto alla loro giovane età, godono di una sicurezza economica con entrate sopra la media. A livello mondiale generano circa 1,7 miliardi di conversazioni sul cibo ogni settimana; in alcuni Paesi, rappresentano un significativo segmento della popolazione, come in Italia dove sono più di 1/3, o in Argentina e Cina dove rappresentano 1/4 circa. Sono tipicamente giovani donne, molto attive online, finanziariamente stabili, con famiglia e stanno condizionando fortemente le conversazioni su cibi e brand. Più di 1/3 si prende regolarmente del tempo per raccomandare e criticare marchi e prodotti alimentari sia offline che online.
I prodotti freschi sono i prediletti: i 2/3 dei food e-vangelist afferma di aver aumentato l’acquisto di prodotti freschi rispetto all’anno precedente. Più della metà (59%) è sempre meno propensa all’acquisto di cibi confezionati e preparati.
Rapporto con le aziende: oltre metà dei food e-vangelist (54%) vorrebbe che le aziende dessero priorità alla produzione di alimenti salutari, aumentandone la disponibilità. Questa fetta del campione inoltre desidererebbe maggiori informazioni sugli ingredienti del prodotto in etichetta (inclusi l’origine, il processo e le tecniche di produzione, il nome dell’azienda agricola o del fornitore, ecc.). Mentre il 40% afferma che per raccomandare un’azienda ad amici e familiari, è necessario che essa garantisca l’accesso a prodotti di qualità anche alle famiglie bisognose.