Continuano le rinunce degli italiani, che dal 2008 a oggi hanno ridotto del 7% la spesa per i consumi (parliamo di quasi 58 miliardi di euro). A sottolinearlo è Coldiretti che, in una nota, evidenzia come gli alimentari siano al terzo posto nella scala delle rinunce (-8%), dietro a vestiario e calzature (-16%) e mobili, elettrodomestici e manutenzioni (-12%). “Se nei primi anni della crisi – precisa la Coldiretti – gli italiani hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, una volta toccato il fondo, hanno iniziato a tagliare anche sul cibo con un crollo record del 3,1 per cento della spesa alimentare nel 2013 rispetto all’anno precedente”. E non potendo, nel caso del food, rinunciare semplicemente all’acquisto, i consumatori hanno virato sui prodotti low cost: non a caso l’associazione evidenzia che nel 2013 i discount sono gli unici format a far registrare un aumento (+1,6%) nel commercio al dettaglio. I tagli delle famiglie italiane (sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi del 2013) hanno riguardato dal pesce fresco (-20%) alla pasta (-9%), dal latte (-8%) all’olio di oliva extravergine (-6%) dall’ortofrutta (-3%) alla carne (-2%). In controtendenza, invece, le materie prime di base come uova (+2%), farina (+7%), miele (+12%) ma anche dei preparati per dolci (+6%). Si assiste insomma a un cambio del carrello della spesa che vede in netto calo cibi pronti come le merendine (-3%) o i gelati (-7%); mentre c’è un ritorno al fai da te casalingo.
“La stima di un aumento dei consumi alimentari di 2,3 miliardi della Cgia di Mestre a seguito dell’intervento sull’Irpef annunciato dal Governo – prosegue nella sua nota Coldiretti – contribuirebbe a invertire una tendenza che nel 2013 ha visto crollare gli acquisti alimentari del 4 per cento”.