Sebbene il tonno in scatola sia presente nel 94% delle case dei nostri connazionali – che lo amano cucinare in primis con gli spaghetti e abbinandolo principalmente al pomodoro – i suoi consumi hanno rallentato il passo. Secondo le elaborazioni dell’Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici) su dati Istat, il valore del settore del tonno in scatola nel 2013 è stato di 1,1 miliardi di euro in sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente. La produzione si è attestata a 69mila tonnellate in crescita del +3,7% rispetto al 2012, mentre i consumi da parte degli italiani hanno toccato quota 137.400 tonnellate (-2,5% rispetto al 2012) pari a circa 2,2 kg pro capite.
Nello stesso arco di tempo i dati incoraggianti arrivano dalle esportazioni che avanzano raggiungendo quota 18.162 tonnellate (+1,2%), confermando quindi un crescente interesse questo prodotto all’estero, a fronte oltretutto di importazioni pari a 83.479 tonnellate in calo del 2,1 pr cento. Dati che portano l’Italia a posizionarsi come secondo produttore europeo, appena dietro la Spagna.”C’è da dire inoltre che i primi 3 mesi del 2014 evidenziano una tendenziale inversione di marcia per il tonno in scatola che mostra una tenuta dei consumi stabili (-0,59%), dato che va sottolineato soprattutto di fronte al drastico calo del comparto ittico in generale. “Negli ultimi anni il tonno in scatola si sta sdoganando dall’immagine di cibo di emergenza, last minute, per diventare un piatto principale a tutti gli effetti, versatile, di spessore gastronomico e allo stesso tempo di alto profilo nutrizionale”, afferma Vito Santarsiero, presidente dell’Ancit“.
“Parliamo inoltre di un alimento che, grazie all’impegno dell’Industria di trasformazione italiana, fornisce proteine a un costo tra i più convenienti. L’inizio del 2014, come dimostrano i dati economici, ci fa sperare in una pronta ripresa dei consumi di tonno che rappresenta uno dei settori cardine dell’industria alimentare italiana” Un’indagine commissionata dall’Associazione nazionale conservieri ittici alla Doxa ha fotografato il vissuto e la conoscenza degli italiani rispetto al tonno in scatola. Scopriamo che questo alimento piace soprattutto agli under 25 e alle famiglie dove ci sono i bambini. Se i consumatori totali di tonno sono il 94% della popolazione, quasi 1 italiano su 2 (43%) lo mangia ogni settimana, soprattutto perché è facile, veloce da preparare e versatile. Ma anche in virtù dei suoi valori nutrizionali, come le proteine nobili e gli omega 3. Tra gli italiani che praticano sport – circa il 50% del campione analizzato – 7 su 10 lo inseriscono nella “top five” degli alimenti non saprebbero rinunciare (insieme a carni bianche, legumi, yogurt e bresaola).
Spostandoci sul versante gastronomico scopriamo che quella con il tonno è al terzo posto tra le paste con cui gli italiani hanno compito il battesimo ai fornelli – che vede in testa la pasta al pomodoro seguita dalla carbonara. E il piatto a base di tonno preferito dagli italiani? Al primo posto troviamo gli spaghetti con il tonno, seguito a ruota da insalata di riso e insalata di tonno, due cardini del cibo light e fast tipico della bella stagione. Quanto agli ingredienti con cui abbinarlo, tonno mai senza… pomodoro: per 1 italiano su 3 (31%) è questo è l’ingrediente con cui viene più utilizzato in cucina. Subito dietro troviamo pasta (27%), riso (16%), uova (9%), peperoni (4%) e infine carciofi (3%). Per quanto riguarda la conoscenza dei consumatori di questo pesce, se da una parte ci sono buone notizie – gli italiani percepiscono che è un prodotto adatto a tutta la famiglia e ne riconoscono le indubbie qualità nutrizionali – l’indagine Doxa/Ancit ci dice che c’è ancora molto da fare per sfatare alcuni falsi miti su questo alimento: il 63% degli italiani pensa infatti che il tonno sia una specie in via di estinzione e il 57% che abbia meno proprietà del tonno fresco. In realtà è vero esattamente il contrario perché non solo il tonno in scatola mantiene intatte le sue caratteristiche, anzi, è soggetto a controlli più estesi, frequenti e puntuali lungo tutta la filiera rispetto al tonno commercializzato fresco. E questo proprio per garantire il massimo della qualità e dell’apporto nutrizionale.