In alcune confezioni di carne d’asino a marca Five Spice in vendita da Wal-Mart da un fornitore locale è stata ritrovata carne di volpe… In tutta risposta, il gigante del retail ha niente meno che triplicato le spese messe a budget nel 2013 per il controllo alimentare dei fornitori, portandola da 16 milioni di euro a 48,2 entro il 2015. E tra i controlli extra sarà inserita l’analisi del dna delle carni. Una riprova dell’importanza del Paese asiatico nei piani di sviluppo del retailer americano, che vi vuole aprire altri 110 negozi (ne ha già 400).
Purtroppo, non è la prima volta che Walmart è coinvolto in un scandalo alimentare (gli ultimi, secondo il Washington Post, sarebbero nel 2011 la carne di maiale etichettata come biologica e in realtà convenzionale e nel 2012 la scoperta di sostanza nocive nell’olio di sesamo e nei calamari.
Brutte sorprese che in Cina sono molto più frequenti che nella media globale: solo l’anno scorso, sempre secondo il WP, sono stati 900 i casi di carne di volpe o di visone passata per manzo.
Nel 2011, appena la metà delle catene alimentari poste sotto ispezione dal governo hanno passato i controlli. E il cahiers de doleance ricorda casi particolarmente gravi, come il riso contaminato al cadmio e il latte di formula contaminato che ha intossicato 54 mila infanti, sei dei quali addirittura morti per avvelenamento.
Frodi alle quali si aggiunge l’inquinamento strutturale delle acque e e del suolo (il governo ha di recente reso pubblici i dati che vogliono un quinto della superficie agricola contaminata).
La frequenza di questi episodi pone particolarmente in allarme l’Occidente, dove le importazioni di alimenti dalla Cina sono in aumento.