Dall’alto di una terrazza su cui si affaccia il suo ufficio Ernesto Dalle Rive, presidente di Nova Coop, indica una corte interna con tanto verde e panchine, posta al centro della nuova sede della cooperativa piemontese. “In questo spazio spesso ci sono nostri dipendenti che escono a prendere un po’ d’aria per un momento di pausa. Abbiamo però anche un’area relax all’interno dell’edificio e persino una piccola palestra”. Nella grande struttura inaugurata ad aprile alla periferia di Vercelli si respira l’atmosfera di ‘nuovo’: “Ci sono ancora un po’ di dettagli da sistemare” ammette Dalle Rive, mentre mostra l’angolo biblioteca collocato proprio nell’ampia sala relax. “Dovremo aggiungere dei libri e magari rimuoverne qualcuno” continua, mentre prende un volumetto a caso da uno scaffale: “È una cosa che faccio con tutti gli ospiti. Guardi qui, è un libro di Engels. E abbiamo anche tutto Lenin e Stalin”.
Nella distanza che si misura tra il saggio filosofico di uno dei fondatori del marxismo e la modernità accogliente della nuova sede di Nova Coop c’è forse tutta la traiettoria del movimento cooperativo, che rivendica il suo ruolo in un mondo totalmente diverso da quello che lo aveva visto nascere. Ed Ernesto Dalle Rive questa esigenza di comprendere e vivere consapevolmente il cambiamento la manifesta con chiarezza nel corso della lunga intervista concessa a Food, con frasi che probabilmente farebbero sobbalzare qualcuno della vecchia generazione di cooperatori – “Tutte le imprese hanno dei valori e agiscono nel mercato cercando di portarli avanti: io non credo che di per sé un’impresa cooperativa sia migliore di altre, a contare è quello che fa” – e spiegando decisioni come quella di trascinare in giudizio il Comune di Torino, amministrato da una giunta che in base ai canoni classici di appartenenza avrebbe dovuto essere ‘amica’.
Presidente Dalle Rive, cominciamo proprio da questa sede: che cosa significa per Nova Coop?
È il compimento di un percorso molto lungo, partito nel 2007, per la valorizzazione delle risorse interne. In quegli anni avviammo i nostri primi meeting aziendali e cominciammo a interrogarci sul come riscoprire il nostro essere cooperativa, avendo ben presente però la necessità di proiettarci verso il futuro senza trascinarci dietro le lentezze dei processi decisionali che ci avevano caratterizzato in precedenza.
E tra le particolarità di Nova Coop, nata dalla fusione tra Coop Cpl e Coop Piemonte, c’era la doppia sede a Galliate e Leinì.
A dire il vero le sedi erano tre, perché a Leinì eravamo divisi in due strutture diverse. Concentrare tutto in un solo luogo era un passo indispensabile per la crescita della cooperativa, che abbiamo fatto coinvolgendo i dipendenti nella fase di individuazione delle caratteristiche che l’edificio doveva avere.
La struttura è bella, non c’è che dire, ma quanto è costata?
Circa 28 milioni di euro. Un investimento importante in una situazione socio-economica difficile, ma che ci consente di migliorare la qualità del lavoro delle persone, generare efficienze, ottimizzare e dunque essere più competitivi. Si tratta poi di un edificio praticamente a impatto zero: grazie a un impianto fotovoltaico siamo autosufficienti da un punto di vista energetico.
Perché a Vercelli?
Perché è baricentrica rispetto ai nostri punti vendita. Qui concentreremo tutte le attività formative del personale e l’area tra Vercelli e Santhià era la più raggiungibile da ognuno dei territori che presidiamo, cioè tutte le province piemontesi, cui si aggiunge una parte di Lombardia, nella zona di Luino.
Nella vostra area di competenza rientra anche la Valle d’Aosta?
Teoricamente sì, ma in realtà non abbiamo punti vendita nella regione. Tempo fa sembrava ci fosse l’opportunità di acquisire una struttura già attiva nel capoluogo, ma poi la cosa non ha avuto seguito.
Ipotizza uno sviluppo diretto nella regione?
Mi sembra una strada poco praticabile: il bacino è limitato, aggiungere un altro iper a quelli già attivi sarebbe un azzardo. Restiamo però disponibili a valutare un’eventuale acquisizione.
A proposito di acquisizioni, state lavorando su qualche dossier?
Di recente ho ricevuto il mandato dal consiglio di amministrazione per fare un’offerta. Siamo in fase di trattativa riservata e di più non posso dire, ma se dovesse andar bene entro la metà del 2015 i punti vendita in questione potrebbero avere la nostra insegna.
Che budget avete per questo genere di operazioni?
Molto consistente. Abbiamo realizzato una simulazione di qui al 2019, ipotizzando tutte le condizioni migliori per lo sviluppo nell’ambito delle iniziative già decise e lo scenario peggiore sotto il profilo della nostra capacità di produrre cash flow. Incrociando queste due variabili, abbiamo verificato che disponiamo di un polmone finanziario aggiuntivo importante, nell’ordine di centinaia di milioni di euro, per operazioni al momento non previste – come un’acquisizione – o per ridurre l’indebitamento, cosa che faremo già quest’anno nella misura di almeno 30 milioni.
Quali sono i progetti che avete in cantiere?
Da poche settimane abbiamo inaugurato un ipermercato di vicinato a Collegno, che comprendendo anche la galleria – commercializzata direttamente da Nova Coop – è costato 80 milioni di euro. La previsione di fatturato si aggira sui 50 milioni. A settembre riapriamo il supermercato di corso Molise a Torino, che avevamo chiuso per farne un moderno superstore, ed entro ottobre sarà la volta di un distributore di carburante a Pinerolo, che si aggiunge a quello di Biella avviato a marzo 2013. Pensiamo di realizzare un impianto all’anno, con l’obiettivo di arrivare ad averne almeno una decina……La versione integrale dell’intervista è pubblicata sul numero di Food di luglio-agosto 2014
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