Non è un caso se gli analisti parlano di rinascimento industriale. I ribassi nei costi energetici e delle materie prime, uniti agli incentivi governativi, stanno spingendo numerose aziende a tornare a produrre negli States. Una tendenza che coinvolge direttamente anche la grande distribuzione, pronta a riportare sugli scaffali gli articoli realizzati sul suolo nazionale, dall’elettronica di consumo al comparto agroalimentare. In prima fila c’è Walmart che ha lanciato un piano ad hoc, proprio con l’obiettivo di aumentare notevolmente la presenza di prodotti americani e rilanciare, nel contempo, i tassi di occupazione. In questi giorni, infatti, il retailer è impegnato a incontrare oltre cinquecento player presso la sede societaria in Arkansas, con la prospettiva di firmare nuovi accordi di fornitura e spiegare le politiche del rivenditore in materia di imballaggio ed etichettatura. Oltre ai requisiti qualitativi, le new entry nell’offerta targata Walmart dovranno rispettare quindi il principio della provenienza dagli Stati Uniti. Una mossa che, nel complesso, ruota intorno a un valore aggiuntivo di forniture per circa duecentocinquanta miliardi di dollari in dieci anni. E’ chiaro, inoltre, che questo cambio di rotta spingerà la catena di supermercati a rivedere parte dei contratti stipulati con aziende straniere, proprio nell’ottica di favorire il mercato interno. “I nostri buyer sono a disposizione per incontrare nuovi fornitori – spiega Bill Simon, president and chief executive officer di Walmart -. Il traguardo che ci proponiamo è quello di acquistare più prodotti americani e far ripartire così l’occupazione e l’economia delle famiglie. Questa è la strada migliore per aiutare il nostro Paese a vivere nella prosperità”.
Walmart riscopre il ‘made in Usa’
Il retailer è pronto a favorire i prodotti americani sugli scaffali. In agenda l’incontro con oltre cinquecento nuovi fornitori
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