Tempo di bilanci per Conserve Italia, che si appresta a chiudere in positivo l’esercizio al 30 giugno 2014, sia a livello della capogruppo che di consolidato, neutralizzando in poco meno di un anno il risultato negativo del 2013.
“Ci lasciamo alle spalle un anno particolarmente difficile – spiega il presidente Maurizio Gardini – in cui hanno pesato il forte impatto della contrazione dei consumi e i danni riportati durante l’allagamento del nostro stabilimento di Albinia. Grazie però alla nostra determinazione, all’impegno dei nostri dipendenti e al contributo di tutti i soci, abbiamo di nuovo numeri in positivo e possiamo guardare avanti con maggiore serenità e fiducia, nonostante la crisi”.
I risultati previsionali analizzati lo scorso 8 agosto dal cda di Conserve Italia hanno infatti mostrato un sostanziale miglioramento dei conti del gruppo cooperativo. Merito dell’importante piano di rilancio messo a punto dall’azienda, con una serie di interventi sulla strategia commerciale e sulla riduzione dei costi e un determinante apporto da parte dei lavoratori e della base sociale.
Significativi in particolare, per la capogruppo Conserve Italia, sono risultati l’incremento dell’Ebitda (+20%) e l’ulteriore riduzione del debito di circa 20 milioni di euro, che hanno portato il risultato finale in leggero utile.
“Sono numeri che assumono tutta la loro rilevanza – spiega il direttore generale Angel Sanchez – se si pensa che la crisi dei consumi ha continuato a erodere quest’anno tutti i principali mercati di riferimento dell’azienda”.
Gli ultimi dati Iri sui volumi della gdo italiana (luglio 2014-luglio 2013) mostrano tutti il segno negativo: -4% il mercato dei succhi, -3% quello dei vegetali e -4,5% il pomodoro. “In questo scenario tutt’altro che positivo – continua Sanchez – dobbiamo al significativo incremento delle vendite all’estero (+11%) della capogruppo, con una forte penetrazione commerciale in particolare sul mercato della Gran Bretagna, se siamo riusciti a compensare parzialmente la contrazione delle vendite sui mercati interni, la cessione del marchio De Rica e del business della IV gamma”.
Relativamente ai dati del consolidato, si evidenzia la buona performance della controllata spagnola Juver e della società italiana specializzata in seme Tera Seeds, che hanno chiuso entrambe bilanci positivi. La controllata francese Conserve de France ha fortemente ridotto le perdite dell’anno precedente e si avvicina a la situazione di pareggio.
All’indomani della pubblicazione dei dati di bilancio di Conserve Italia, è giunta la notizia, ben poco rassicurante, del blocco delle importazioni dalla Federazione Russia deciso da Vladimir Putin, che sta preoccupando non poco le aziende agroalimentari italiane che esportano in questo Paese sempre più strategico per il food nazionale. Il primo ad essere intervenuto con forza sulla questione è stato lo stesso Sanchez, poichè sono proprio i player che operano nel settore dell’ortofrutta fresca e trasformata i più penalizzati dall”ostracismo commerciale’.
“La situazione che si è venuta a creare con il blocco imposto dalla Russia è oggettivamente difficile – ha spiegato il direttore di Conserve Italia – : i prodotti fiore all’occhiello del nostro export ortofrutticolo come pere, mele kiwi, pesche e nettarine, succhi, sono tutti nella black list delle merci alle quali è vietato l’ingresso in Russia nei prossimi 12 mesi”.
Eppure il mercato russo è proprio tra quelli che presentano maggiori potenzialità per l’agroalimentare made in Italy. Proprio per questo pochi mesi fa Conserve Italia ha costituito insieme ad altre due grandi realtà cooperative dell’Emilia Romagna, Caviro (vino) e Agrintesa (ortofrutta fresca), il consorzio Ita leader – Eccellenze in tavola, per la creazione di una piattaforma commerciale per la vendita e distribuzione di un’ampia gamma di referenze. La Commissione europea si è già attivata per monitorare la situazione e l’impatto del blocco sulle nostre esportazioni. “Sarà importante vedere cosa succederà nei prossimi giorni” – continua Sanchez. “Il nostro auspicio è che le sanzioni possano rapidamente rientrare. Un blocco di tale entità infatti, infatti, non penalizza solo l’export agroalimentare italiano, ma potrebbe non essere sostenibile per la stessa economia della Russia”.
“Da alcuni contatti – conclude Sanchez – è emersa anche la possibilità che si attivi una sorta di corridoio verde con una lista di prodotti che sarebbero fondamentali per la salute dei bambini, degli anziani e delle persone attualmente ricoverate negli ospedali russi”.