Ufficialmente si tratta di un controllo sulla sicurezza alimentare. Ma è inevitabile pensare a una ritorsione dopo le sanzioni imposte per la questione ucraina e le conseguenti tensioni internazionali. Anzi, le ispezioni ordinate dalle autorità russe in una decina di ristoranti rischiano di essere solo la punta dell’iceberg in una contesa che potrebbe coinvolgere presto anche altri brand occidentali. Intanto, la mossa di Mosca ha già portato alla chiusura di quattro esercizi commerciali del player americano, di cui tre proprio nella capitale. Tra questi c’è anche lo storico fast food di piazza Pushkin, ai cui responsabili sembrerebbe che non sia stata nemmeno notificata la violazione registrata. Un indizio in più, qualora fosse necessario, per avvalorare la tesi che l’ordine arriva direttamente dal Cremlino, come tra l’altro conferma direttamente anche il direttore della Camera del Commercio americana in Russia. Attualmente McDonald’s conta 435 ristoranti in tutto il Paese, di cui otto nella regione di Sverdlovsk. Nonostante la situazione delicata il colosso statunitense ha annunciato la massima disponibilità a collaborare con le autorità sanitarie locali, mentre ha ribadito di non voler affatto rinunciare al suo ambizioso piano di espansione nel Paese. I timori per un’escalation della crisi, che ha già portato ai divieti di importazione di prodotti alimentari occidentali, coinvolgono ovviamente anche altre multinazionali. In una nota inviata ai suoi clienti, la banca francese Société Générale ha avvertito che le aziende più esposte, soprattutto per il fatturato generato dal mercato russo, sono British American Tobacco, BASF, Carlsberg, Coca-Cola, Alstom e E.ON. Diverse indiscrezioni, intanto, segnalano che altre ispezioni starebbero riguardando anche il produttore di whisky Jack Daniels.
Russia, McDonald’s finisce nel mirino del Cremlino
Le autorità russe hanno avviato una serie di ispezioni sui ristoranti della catena americana. L’obiettivo è colpire gli interessi occidentali nel Paese
© Riproduzione riservata