Ci siamo giocati la Russia? Allora andiamo in Giappone. Con questo spirito Assolatte ha organizzato e accolto la visita di una missione del governo nipponico finalizzata ad agevolare gli scambi commerciali a conferma che l’embargo imposto dalla Russia non fermerà, come già più volte rimarcato dagli stessi produttori, l’impegno del settore lattiero caseario sui mercati esteri. Perchè proprio il Giappone? “Si tratta di uno dei Paesi più severi al mondo in materia di qualità e di sicurezza alimentare – si legge nella nota di Assolatte – . Riuscire a esportare nel Paese del Sol Levante è, dunque, un traguardo prestigioso. E ora per le imprese lattiero-casearie italiane sarà più facile vendere in Giappone grazie alla semplificazione delle procedure burocratiche (come l’uscita dalla black list) che dovrebbe essere introdotta già entro fine anno”.
La collaborazione tra Assolatte, il ministero della Sanità giapponese e il ministero della Salute italiano apre alle imprese lattiero-casearie italiane il mercato nipponico, uno dei più interessanti per il made in Italy alimentare, in particolare per quanto riguarda i formaggi. Tra il 2000 e il 2013 l’export di parmigiano reggiano, mozzarelle & co. in Giappone è cresciuto del 167% a volume e del 205% a valore, arrivando a 8,1 milioni di kg e a 56 milioni di euro. Un trend positivo che continua anche nel 2014: secondo le elaborazioni realizzate da Assolatte, tra gennaio e luglio di quest’anno le imprese italiane hanno inviato in Giappone oltre 4,8 milioni di kg di formaggi, in aumento del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2013, per un controvalore che sfiora i 34 milioni di euro, il 3,3% in più rispetto ai primi 7 mesi del 2013.
Nel 2011 il consumo di formaggi ha toccato la quota record di 284.382 tonnellate, rappresentate per il 56,6% da formaggi e per il restante 43,4% da formaggi fusi. Ma secondo le stime di Assolatte “c’è ancora un ampio spazio di crescita per i formaggi, visto che il Giappone è un paese densamente popolato (sfiora i 128 milioni di abitanti), che solo poco più del 50% delle famiglie li acquista e che i consumi pro capite sono ancora molto bassi: 2,2 kg annui pro capite. Il mercato giapponese dei formaggi è dominato dai prodotti d’importazione: la produzione nipponica rappresenta, infatti, solo lo 0,26% del valore del mercato. A contendersi i consumatori giapponesi sono soprattutto le vicine Australia e Nuova Zelanda, poi Stati Uniti e Francia. L’Italia è al quinto posto nella classifica degli esportatori di formaggi in Giappone, ma è il Paese con la miglior performance visto che ha registrato un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello dell’import totale”.
I prodotti most wanted della categoria? Sicuramente mozzarella e formaggi freschi, che nel 2013 hanno toccato i 4,2 milioni di kg esportati per un controvalore di 25 milioni di euro, in crescita rispettivamente del 2,3% e del 2,4% sul 2012 e che prosegue anche nel 2014: tra gennaio e luglio le vendite sono ulteriormente cresciute del 4,6% a volume e del 9% a valore, nonostante i forti dazi a cui sono sottoposti i prodotti caseari italiani. Per esportare in Giappone i formaggi italiani si pagano dal 23 al 40% di dazi doganali, a cui vanno aggiunte le imposte sui consumi.
Un ruolo importante lo giocano anche i formaggi duri tipici italiani: l’anno scorso sono stati importati in Giappone 1,9 milioni di kg di grana padano e parmigiano reggiano per un giro d’affari di 17,6 milioni di euro, ma per sostenere il mercato i produttori hanno dovuto abbassare i prezzi, tanto che a fronte di un aumento del 4,6% delle quantità vendute si è registrato un calo del 4% a valore. Il business perciò ha subito una battuta d’arresto quest’anno, registrando flessioni sia a volume che a valore nell’ordine del 4-5%.