Più che un lasso di tempo per adeguare le produzioni, diversi fornitori di Whole Foods lo considerano un countdown verso una possibile rovina economica. Un timore diffuso, che non spinge però il retailer a cambiare idea, rispetto alla ormai tanto reclamizzata decisione di contrassegnare tutti i prodotti OGM entro il 2018. Anzi, dal canto suo, il co-amministratore delegato Walter Robb ribatte che la catena non solo procederà all’etichettatura completa degli alimenti, ma favorirà in ogni modo le produzioni biologiche, come del resto già nel dna societario. Se quindi la mossa è vista con favore dai clienti, lo stesso non può dirsi per numerose categorie, come quella dei casari. Il nocciolo della questione, d’altronde, è nel fatto che il programma intende andare ben oltre i prodotti confezionati finiti, includendo nel controllo l’intera filiera. Insomma, per ottenere il marchio di Ogm free, il formaggio dovrà provenire obbligatoriamente da animali nutriti con mangimi naturali. Un bel problema anche per i player più sensibili alla questione, considerato che quasi sempre, almeno per una minima parte, l’alimentazione del loro bestiame proviene da mais geneticamente modificato. Del resto, il sistema è ormai così rodato che in un’area a forte cultura lattiero-casearia, come il Vermont, il grano non Ogm è da tempo merce rara sul mercato, mentre circa il 90% del caglio utilizzato negli Stati Uniti è realizzato con un contributo determinante dell’ingegneria genetica. Riconvertire la catena di approvvigionamento e produzione, quindi, rischia di diventare un procedimento oneroso e lungo, forse troppo per numerosi segmenti. E’ il caso del formaggio stagionato oltre un anno, per il quale le aziende dovrebbero adattarsi con largo anticipo ai nuovi standard, sborsando cifre tali da mettere in discussione il futuro del comparto. E’ chiaro, dunque, che l’iniziativa di Whole Foods è destinata a scatenare un vero e proprio terremoto nel settore, anche perché c’è da aspettarsi che altri rivenditori di primo piano seguano presto l’esempio. Intanto, per i cheese makers italiani, l’opportunità di business è senz’altro propizia.
Whole Foods, la svolta bio fa tremare i casari americani
Buone notizie per i cheese makers italiani. L’operazione trasparenza sugli ogm metterà fuori gioco molti competitor d’oltreoceano
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