In appena vent’anni è passato dalla dittatura alle multilanas, aziende capaci di proiettarsi nei mercati internazionali e acquisire marchi storici. E’ il caso per esempio di Jbs, leader mondiale delle carni, che ha rilevato tra l’altro l’italiana Rigamonti e investe in maniera notevole anche in Europa. Oppure di 3G Capital, gigante della finanza che da qualche anno è titolare di brand del calibro di Burger King e Tim Hortons. Uno dei vettori più importanti per l’economia del Paese resta saldamente la produzione e l’export di carni, che vanta una posizione di leadership a livello globale, con un giro d’affari complessivo vicino ai 167 miliardi di dollari. Secondo l’Institute for International Trade Negotiations, entro il 2022 il Brasile aumenterà la produzione di carne bovina del 24%, portandola a dodici milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, il volume delle esportazioni salirà dell’87%, raggiungendo quota 2,7 milioni di tonnellate e tenendo così testa all’avanzata dell’India. Un vero e proprio boom, insomma, che rappresenta però la prosecuzione di un trend già iniziato da circa un decennio. Nei primi anni del nuovo millennio, infatti, le vendite all’estero generavano un giro d’affari vicino al mezzo miliardo di dollari. Praticamente un decimo di quanto avviene oggi. Oltre alla domanda da oltreconfine, a sostenere il settore c’è un mercato interno che si colloca al secondo posto su scala globale nel ranking dei consumi, dietro agli Stati Uniti e davanti a Unione Europea e Cina. Un altro secondo posto arriva anche nella classifica dei consumi pro-capite, guidato dall’Argentina con cinquantasette Kg all’anno per abitante, cioè più del triplo dell’Unione Europea. I propositi di ulteriore sviluppo all’estero dell’industria brasiliana, in ogni caso, dovranno tenere conto dei sostanziali cambiamenti in corso nella composizione della domanda. Entro il 2021, del resto, la richiesta da parte di Nord America ed Europa crescerà rispettivamente dell’8% e del 6%, mentre quella dall’area dell’Asia e del Pacifico aumenterà di ben cinquantasei punti percentuali.