“Altro che articolo 62, la reverse charge ci costerà molto di più e metterà in ginocchio tutta la filiera”. Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, è stato categorico nel corso della presentazione dei dati di bilancio 2014 del gruppo e ha indicato nell’estensione alla gdo del sistema di inversione dell’obbligo del versamento Iva una minaccia reale alla sopravvivenza di molte aziende, come aveva già preannunciato il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli. L’ipotesi di cambiare le regole su questa imposta è stata messa nero su bianco con un emendamento del Governo che va a modificare l’art. 44, comma 7, lettera a) del disegno di legge di stabilità 2015. In pratica l’esecutivo Renzi intende estendere alla grande distribuzione (ipermercati, supermercati, discount alimentari) il regime dell’inversione contabile – già in parte previsto per il settore edilizio e la cessione di energia – in base al quale a versare l’Iva non è più il venditore ma il compratore. L’impatto sulla gdo? Devastante, a giudizio di Pugliese, che sottolinea come i retailer dovrebbero assolvere l’obbligo Iva sui prodotti acquistati che però poi cedono al netto dell’imposta ai loro negozi. Per le insegne questo si tradurrebbe in un accumulo di crediti Iva che solitamente lo Stato rimborsa in tempi lunghi, indicati dall’amministratore del gruppo Conad in almeno un anno e mezzo.
“L’articolo 62 ha avuto un impatto di 480 milioni di euro sulla nostra liquidità – ha detto Pugliese – ma per la reverse charge calcoliamo conseguenze tre volte più grandi, cioè nell’ordine di 1,4 miliardi di euro. Conad ha le spalle forti, grazie a un patrimonio tra riserve indivisibili e capitale sociale che nel 2013 è stato di 1,7 miliardi di euro e che quest’anno dovrebbe avvicinarsi ai 2 miliardi, ma se questa norma dovesse passare tutto il settore ne risentirà in maniera molto grave”.