A rimetterci è sempre più spesso l’intermediario. Con l’aumento dei costi di produzione e la domanda in lenta ripresa, le due estremità della filiera tendono inevitabilmente a ridurre le spese per le forniture. Una strategia nota come wholesale bypass, che negli ultimi anni ha costretto diversi player americani a uscire dal mercato, spingendo gli altri a investire in efficienza per non subire la stessa sorte. Secondo l’ultimo rapporto della società di ricerca IBISWorld, questa tendenza è destinata a continuare durante i prossimi cinque anni, riducendo così ulteriormente il numero dei grossisti, a discapito soprattutto delle aziende di dimensioni medio e piccole. Del resto, oltre alla situazione economica complessiva, che è prevista in graduale miglioramento, a incidere sul loro giro d’affari c’è soprattutto la maggiore frequenza con cui i rivenditori si rivolgono direttamente ai produttori e ai coltivatori. Un trend che secondo Ibis è notevolmente aumentato a partire dal 2010 e rappresenta oggi la minaccia principale per il settore. Tutto dipenderà, comunque, dalla capacità di cogliere le nuove sfide e riconquistare i margini, sfruttando anche le quote di mercato lasciate vacanti dalle imprese che non hanno retto il brusco calo della redditività. “I grossisti più esperti dovranno in parte ricollocarsi – ha commentato Farrell McKenna, analista economico di IBISWorld -, guardando per esempio all’opportunità di estendere la clientela nel canale della ristorazione e dei fast food. Inoltre gli suggeriamo di concentrarsi maggiormente sulla distribuzione di prodotti di nicchia, come quelli rivolti alle comunità ispaniche e asiatiche. In questi segmenti, infatti, c’è la possibilità di costruire rapporti prolifici con i produttori”.
Tempi duri per i grossisti americani
Negli ultimi anni il loro giro d’affari è diminuito sensibilmente. Adesso per rilanciarsi devono affrontare sfide impegnative
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