È il primo gruppo lattiero caseario a capitale interamente italiano e il terzo player dell’alimentare nazionale in gdo dopo Barilla e Ferrero, con forti ambizioni di crescita nello scenario internazionale, dove la quota è ancora ridotta rispetto al potenziale. Ed è proprio grazie all’internazionalizzazione che Granarolo conta di raggiungere entro il 2016 1,6 miliardi di euro di fatturato, dopo aver superato il traguardo del miliardo di euro nel 2014.
“Abbiamo avviato il processo di internazionalizzazione del gruppo due anni fa, a seguito della riduzione dei volumi di latte consumato. Abbiamo creato stabilimenti e investito in acquisizioni 100 milioni di euro, senza nessun tipo di contribuzione pubblica, spesso salvando marchi e posti di lavoro – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro e polo produttivo per il quale sono stati investiti circa 43 milioni di euro alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina -. Nel giro di due anni Granarolo è passata dal 4% al 16% di quota export e dopo aver di recente inaugurato una filiale in Cina, annuncia la costituzione di Granarolo Cile, controllata da Granarolo International prima piattaforma per approcciare il mercato sudamericano”. Un’altra notizia di rilievo è l’acquisizione di Gennari, società parmense produttrice di parmigiano reggiano, grana padano e prosciutto crudo di Parma, che apporterà a regime un fatturato aggiuntivo di circa 42 milioni di euro, a conferma che per Granarolo la crescita per linee esterne è una via vincente per sviluppare le vendite soprattutto sui mercati esteri.
La strategia di Granarolo è stata presa a paradigma da Maurizio Martina per il quale: “L’agroalimentare è la metafora del cambiamento positivo dell’Italia. L’obiettivo comune per imprese e istituzioni è salvaguardare il patrimonio del settore e al contempo uscire dalla logica del provincialismo attraverso la costruzione di un sistema paese. Con l’attività governativa – ha proseguito il ministro – stiamo portando avanti una serie di iniziative, tra cui la creazione di partnership internazionali per lo sviluppo di piattaforme logistico distributive. Un modo per rendere concreto il raggiungimento del fatturato export agroalimentare di 36 miliardi di euro nel 2015”.
L’occasione imperdibile per il food made in Italy sarà Expo 2015 come ha ricordato nel suo intervento Matteo Renzi: “Il 2015 è l’anno ‘felix’ per l’Italia – ha dichiarato il premier – : ci sono infatti le condizioni per l’affermazione del settore agroalimentare e per superare i due paradossi della malnutrizione e dell’obesità. A livello governativo ci stiamo attivando per spingere ‘il fatto in Italia’ come espressione massima della nostra cultura con azioni concrete. Possiamo fare per esempio molto di più negli Stati Uniti, dove i margini di crescita sono pazzeschi, non soffermandosi soltanto sulle coste, ma esplorando tutta l’area da Chicago al Texas”. Secondo il capo dell’esecutivo c’è ancora molto da fare per assicurare al comparto uno sviluppo strutturale, tanto da esortare con una battuta i vertici di Granarolo a superare nuovi traguardi “Un miliardo di euro – scherza Renzi – non ‘ci’ basta”.
Gianpiero Calzolari – Granarolo from Gruppo Food on Vimeo.