La crescita del Pil è ferma al 7,4% su base annua, il dato più basso da quasi un quarto di secolo. Meno delle stime del governo e, fattore non di poco conto, meno anche dell’India, che corre al ritmo del 7,5%. Ma l’aria che si respira nel Paese del Dragone non sembra affatto di crisi. Piuttosto si assiste a una rapida trasformazione dell’economia, sempre più orientata in senso qualitativo, con un aumento costante dei salari e dei livelli di occupazione, nonché della capacità di spesa della classe media. Un cambiamento epocale e ad ampio raggio che trova conferma anche nella classifica annuale dei cento marchi cinesi più potenti Brandz Chine, stilata dalle società britanniche WWP e Millward Brown. Rispetto alla rilevazione precedente, per esempio, il valore complessivo delle aziende pubbliche è diminuito del 9%, lasciando il campo all’espansione delle private, che incrementano del 97%. Nel ranking, il podio è interamente occupato da colossi attivi nel campo della tecnologia e del commercio elettronico. Al vertice c’è saldamente Tencent, che in un anno ha praticamente raddoppiato la sua dimensione, seguito dalla new entry Alibaba e da China Mobile. Tra le varie categorie vola la grande distribuzione che sfiora un aumento di valore addirittura del quattromila per cento, grazie soprattutto all’exploit del gigante di Jack Ma. Considerando il food, invece, entrano nella top venti le imprese Yili e Mengniu, specializzate in prodotti lattiero-caseari. Registra performance interessanti anche il marchio di birra Tsingtao, più noto ai consumatori occidentali, che sale al trentunesimo posto in classifica.
Ecco i top dieci della classifica: