Il mercato del vino inglese tornerà ad essere decisamente interessante nei prossimi anni, almeno secondo la società di ricerche anglosassone International wine and spirit research (Iwsr). I ricercatori hanno stimato che dopo anni di continua erosione di volumi consumati nel 2014 il mercato è entrato in una fase di svolta e fino al 2018 il trend dovrebbe essere positivo, tanto che l’Union Jack si consoliderà come secondo mercato mondiale a valore con 17,1 miliardi di dollari di spesa complessiva prevista, ovvero 15,1 miliardi di euro, superando la Francia che è adesso al secondo posto. Per fare un raffronto, l’Italia ha un consumo all’incirca pari a 4,5 miliardi di euro, e questo dà l’idea di quanto il mercato inglese sia appetibile, nonostante a volume sia solo il sesto mercato con 133 milioni di casse abbondanti (da 12 bottiglie, comprese le bollicine), superato dalla Cina che con 144 milioni di casse è diventato il quinto player. Peraltro tra gli spumanti l’Italia si conferma leader nell’export in Uk, grazie al prosecco che solo nel 2013 ha esportato il 43% in più, raggiungendo 3,57 milioni di casse, mentre lo Champagne ha visto perdere quote. Gli Stati Uniti resteranno leader a valore con 33,2 miliardi di dollari nel 2018 (29 miliardi di euro) e a volume con 339 milioni di casse, e non avverrà nessun sorpasso da parte della Cina, nonostante le crescite cui si assiste oggigiorno. Secondo gli analisti di Iwrs gli Usa sono un mercato sempre più interessante e sfidante, in quanto la cultura del vino sta diventando sempre più pervasiva, soprattutto nelle fasce di popolazione più giovane che iniziano ad abbinarlo – correttamente aggiungeremmo noi – al cibo.
Anche l’Italia, che nel 2014 ha avuto una campagna vinicola molto complicata per il pessimo tempo atmosferico, ha il suo primato. Ovvero quello del consumo procapite, nel quale restiamo primi davanti a Francia, Svizzera, Portogallo e Austria. Insomma, lusitani a parte, in questa classifica la disfida si gioca ai due versanti delle Alpi. Vinca il più…responsabile.