È ancora fresca di stampa la notizia dell’ennesima acquisizione in Italia (la Fonte Cutolo Rionero in Vulture) e già lo sguardo di Enrico Zoppas è rivolto altrove. Niente soste per il patron di San Benedetto che, al timone della sua total beverage company con un fatturato 2014 in linea con quello dell’anno precedente (681, 3 milioni di euro), dribbla gli alti e bassi del mercato seguendo un unico faro: lo sviluppo sostenibile. “Per resistere e addirittura investire in un mercato che la scorsa estate è calato a due cifre, bisogna avere in testa una strategia molto chiara” ci spiega dal quartier generale di Scorzè, storica sede del gruppo. “Noi abbiamo capito fin dal 2008 che eravamo di fronte a una rivoluzione: stavano cambiando radicalmente gli stili di vita, le relazioni tra industria e distribuzione, il rapporto tra imprese e società, il mondo politico. E abbiamo deciso di rispondere in modo altrettanto radicale: abbiamo messo la sostenibilità al centro del nostro business e questo ci ha consentito di essere più efficienti e quindi più competitivi. Abbiamo investito sulla qualità, sulla valorizzazione del territorio, sulla riduzione dell’impatto ambientale e tutto questo si è tradotto in un’offerta che agli occhi dei consumatori è risultata vincente”.
Con l’ultima acquisizione, che arriva all’indomani di un investimento da 12 milioni di euro in Basilicata per il nuovo impianto di Viggianello, nel parco del Pollino, si rafforza il network produttivo di un gruppo che vede nella dislocazione territoriale – in Italia e all’estero – la via più efficace per crescere in modo responsabile, riducendo l’impatto logistico e contemporaneamente creando valore sul territorio.
“Avvicinare la produzione ai propri consumatori significa dimezzare le emissioni e svolgere una funzione sociale importante” conferma Zoppas.
Questa logica vale anche per l’estero?
Certo. Abbiamo già realizzato alcune delocalizzazioni in Spagna, Polonia e Ungheria e l’esperienza è stata assolutamente positiva: tutte e tre crescono a doppia cifra ogni anno, confermando la bontà della nostra strategia. E dimostrando che le scelte eticamente responsabili hanno ritorni importanti anche sotto il profilo economico. Un dato per tutti: in Spagna, come produttori, abbiamo una quota di mercato che è già del 14% e registriamo risultati simili in Polonia e Ungheria.
Quindi continuerete a delocalizzare?
Stiamo valutando di fare altre operazioni di questo tipo, visto che il modello funziona.
In quali aree?
Abbiamo in corso delle trattative in area europea, che contiamo di chiudere nel 2015.
E fuori dall’Europa?
Potremmo sbarcare in America. Tecnologicamente siamo pronti per farlo, ma dobbiamo valutare con grande attenzione la strategia di marketing e il target potenziale.
Al di là delle delocalizzazioni, quanto puntate sull’export?
Molto, visto che abbiamo enormi potenzialità di crescita. Attualmente fatturiamo oltreconfine circa 42 milioni di euro, il 7/8% del nostro giro d’affari, ma in tre anni vogliamo raddoppiare la cifra.
Quali sono i paesi target?
I paesi più importanti per noi sono quelli europei: Germania, Francia, Inghilterra. Seguono Canada, Cina, Giappone, Australia. Negli Usa, in particolare, vogliamo accelerare decisamente lo sviluppo nei prossimi anni. Seguendo l’esempio della Russia, dove abbiamo decuplicato in un anno i nostri numeri.
Per accreditarsi all’estero è cruciale il canale della ristorazione: come lo presidiate?
Lavorando insieme a grandi chef come Vissani e Cipriani e, più in generale, provando a sostenere in giro per il mondo chi promuove i veri valori del made in Italy. Si tratta di trasmettere una cultura del cibo italiano che su molti mercati non è ancora radicata.
Avete provato a stringere partnership con altri brand italiani?
Abbiamo contatti continui con imprese leader come Barilla, De Cecco, Rana, Zonin, Zanetti. Cerchiamo di attivare sinergie per sviluppare insieme attività sui mercati esteri, ma anche per capire quali opportunità di negoziazione possiamo avere, insieme, nei confronti dei grandi retailer internazionali. Massa critica e qualità dell’offerta sono due plus che vanno giocati al meglio.
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