L’industria agroalimentare italiana è anche e soprattutto una questione di famiglia. L’identikit delle imprese familiari del food& beverage tracciato dall’analisi dell’Osservatorio AUB presentata presso la sede centrale di Barilla a Parma è quello di aziende longeve, il cui controllo è tenuto ben saldo dai membri della famiglia, che sono soliti ‘tramandare la ricetta’ di padre in figlio e che presidiano i ruoli di vertice in azienda. Il 67,7% delle aziende agroalimentari (270) di medie e grandi dimensioni è caratterizzato da una proprietà a controllo familiare, un’incidenza superiore a quella del complesso di imprese familiari rilevato (58%). Quarantadue dei 234 gruppi di aziende familiari alimentari di medie e grandi dimensioni analizzate dall’Osservatorio (il 17,9%) risiedono in Emilia Romagna e realizzano oltre 10,4 miliardi di fatturato. Il fatturato medio di tali aziende è di 248 milioni di euro ed è superiore alla media nazionale delle altre aziende familiari attive nell’alimentare (205 milioni). “Le aziende di famiglia – ha commentato Paolo Barilla, vice presidente Barilla e Barilla Center for Food and Nutrition Foundation – consentono di ragionare su orizzonti di lungo periodo, senza doversi preoccupare sempre e soltanto di realizzare un profitto nel breve termine. Guardando al lungo termine, anche nei momenti di difficoltà della congiuntura, consentono di non dover compromettere mai sugli elementi di successo di un’impresa: la qualità dei prodotti, l’etica e la condivisione con la comunità”.
Alla difesa del patrimonio, dei valori familiari e dell’equilibrio economico della propria impresa si aggiunge però il dovere di guardare avanti, di scommettere sul futuro aprendosi agli stimoli esterni provenienti dal mercato, dai consumatori e dal contesto economico globale.
Per questo la ricetta vincente secondo Marco Lavazza, vice presidente Lavazza: “è quella di diventare i massimi conoscitori di una materia e continuare sempre a studiarla, secondo un buon mix di tradizione e innovazione. Alla difesa del patrimonio, dei valori familiari e dell’equilibrio economico della propria impresa si aggiunge però il dovere di guardare avanti, di scommettere sul futuro aprendosi agli stimoli esterni provenienti dal mercato, dai consumatori e dal contesto economico globale”.
Dai risultati del focus dell’Osservatorio AUB emerge inoltre come la crisi della domanda interna imponga un cambiamento delle scelte strategiche anche nell’industria alimentare. “Diventerà sempre più vitale per le aziende familiari dotarsi delle competenze manageriali e delle risorse finanziarie di lungo termine per accelerare i processi di acquisizione e di internazionalizzazione – ha commentato Guido Corbetta, titolare della cattedra AIdAF-EY di Strategia delle aziende familiari dell’Università Bocconi – . La capacità di cogliere con tempestività le opportunità di crescita di un mercato sempre più globale e di realizzare progetti strategici di sviluppo all’estero rappresentano sempre più un vantaggio competitivo, in particolare per le aziende di questo comparto”.
“Il settore alimentare– ha sottolineato infine Gabriele Piccini, country chairman Italy di UniCredit –rappresenta sicuramente uno dei fiori all’occhiello del nostro made in Italy. Un settore che pesa, per valore aggiunto, il 4% del Pil. Come emerso dal focus AUB, il 69% delle aziende del settore è caratterizzato da una proprietà familiare ed emerge il forte rapporto tra la famiglia stessa, la propria azienda ed il territorio di riferimento. Ora è importante che le aziende di questo comparto sappiano cogliere le sfide che le attendono. Internazionalizzazione e crescita per linee esterne sono due strategie chiave per il loro sviluppo. Due momenti di svolta e importanti nella vita d’impresa nei quali UniCredit vuole esserci come partner competente e di fiducia. Siamo vicini alle nostre imprese, non solo attraverso la concessione del credito, ma anche con servizi a valore aggiunto di advisory per operazioni di m&a, di supporto nell’identificazione dei paesi nei quali esportare e nella ricerca di controparti con cui realizzare nuovi affari. Ci siamo anche nel momento di discontinuità più importante, il passaggio generazionale, con un supporto professionale di prim’ordine”.