Il countdown è vicino alla conclusione, ma pochi ormai sembrano far caso alla data precisa. Non che l’abolizione delle quote latte, prevista dal prossimo aprile, sia un evento di secondo piano per il settore. Anzi, dopo un trentennio, il cambio del sistema normativo passerà tutt’altro che inosservato. La realtà però è che già da alcuni mesi la produzione a livello europeo ha cominciato a crescere sensibilmente, contribuendo a inasprire la caduta dei prezzi, che viaggia ormai verso i trenta centesimi di euro a litro. Una vera e propria emergenza, se si considera che il break even per rendere remunerativo il prodotto è fissato intorno ai quarantadue centesimi. Anche per questo motivo il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha annunciato l’emanazione di un decreto contenente nuove regole rivolte all’intera filiera, con l’obiettivo di garantire un maggiore equilibrio nei rapporti commerciali, nonché più trasparenza anche sulle etichette. Si punterà, inoltre, ad allungare la durata dei contratti, oggi decisamente lontani dagli standard di Spagna e Francia, dove le intese durano in media rispettivamente uno e cinque anni. Una sfida piuttosto complessa, che deve fare i conti con le problematiche latenti delle imprese italiane, a cominciare dai costi di gestione più elevati rispetto ai concorrenti europei. Secondo Coldiretti, infatti, nel Belpaese i produttori affronteranno un ulteriore rincaro del 5% e, nel contempo, dovranno fronteggiare l’inevitabile aumento dei volumi. Timori non del tutto condivisi da Bruxelles, che stima un incremento della produzione di latte annua limitata al 7% fino al 2023, concentrata soprattutto in Irlanda, Danimarca, Germania, Polonia e Olanda. Il tutto, comunque, a fronte di una notevole crescita della domanda.
Latte, un piano per rilanciare la filiera
A meno di un mese dall’abolizione delle quote latte, i produttori sono alle prese con la discesa dei prezzi e i timori per gli scenari futuri
© Riproduzione riservata