Centrale Latte Torino, trimestre debole per le vendite

Ricavi in calo del 5,5% ma margini in crescita grazie al calo del costo del latte. A breve potrebbero esserci novità per l'offerta su Mukki
Centrale Latte Torino, trimestre debole per le vendite

Il primo trimestre del 2015 di Centrale del latte di Torino ha due volti, quello negativo delle vendite, che flettono del 5,5% a 24,78 milioni di euro, e quello positivo dei margini reddituali, che salgono grazie al calo delle materie prime che ha permesso buoni risparmi di costo. Il margine operativo lordo è infatti cresciuto del 45% a 1,94 milioni di euro e gli utili ante imposte di periodo sono triplicati a 879 mila euro. Da inizio anno i titoli, listati sulla Borsa di Milano, hanno un andamento positivo grazie anche al balzo delle quotazioni in occasione della presentazione di un progetto di aggregazione con la Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno, conosciuta per il marchio Mukki. A tal proposito, a breve si potrebbero avere delle novità sulla gara indetta dalle amministrazioni toscane per la valorizzazione della società. Sulla questione è tornato a inizio aprile il sindaco di Firenze Dario Nardella lasciando intendere che per Mukki la strategia è consentire ad alcuni soci di cedere le quote ma sempre in un’ottica di crescita della società e quindi di tutela dei posti di lavoro e della filiera, secondo quanto riportato dall’Ansa. La centrale piemontese – una delle otto pretendenti – aveva proposto una fusione tra le due entità che avrebbe portato i toscani in borsa, facendo nascere un gruppo da 200 milioni di euro di fatturato circa. Una volta quotata, i soci della nuova entità avrebbero potuto valorizzare le rispettive partecipazioni nei modi e tempi desiderati. Tornando ai conti, nel dettaglio il latte continua a soffrire di crisi da consumi (e preferenza dei consumatori per prodotti private label), con il fresco in calo del 4,8% a valore e l’uht che scende di ben il 10,7 per cento. In rosso anche tutti i derivati mentre gli unici segni più arrivano dai prodotti di IV gamma e dalle bevande a base di soia, che intercettano una crescente fetta di consumatori che abbandonano proprio il latte. Segno meno anche per latte esportato in Cina, Hong Kong e Macao, sulla base di un accordo con la società asiatica Nanpufood. Nel trimestre la società ha esportato per 172 mila euro (-44,5%) e a tal proposito precisa: “Il decremento di fatturato export dei primi tre mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è dovuto semplicemente ad uno slittamento temporale delle consegne nei due periodi considerati e ed un più ingente volume di prodotti spediti nella prima spedizione del 2014 che ha segnato l’avvio della distribuzione capillare sul territorio. Per il 2015 le prospettive sono positive”.

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