Tanta tecnologia e tanto agroalimentare tra i 100 marchi più influenti del 2014 secondo la classifica stilata da Ipsos, società di ricerche internazionale. Il ranking italiano, al secondo anno di compilazione, vede ancora in testa Google, ritenuto il marchio che più influenza la vita degli italiani. Il potente motore di ricerca ha letteralmente inventato un nuovo modo di fruire delle informazioni e nella società della conoscenza è assoluto vincitore. Al secondo posto sale il marchio Amazon, balzato dal decimo della classifica 2013, sempre più noto grazie alla sempre maggiore familiarità degli italiani con l’ecommerce, di cui è indiscusso alfiere nel mondo occidentale. A seguire Facebook, cui si deve la nuova interazione sociale al tempo di internet, e poi la telefonia di Samsung (Apple è solo decima) e le applicazioni pc di Microsoft.
Al sesto posto il primo brand alimentare: Nutella, che rappresenta per gli italiani l’emblema dell’indulgenza e della dolcezza in anni in cui se ne sente sempre più il bisogno, mentre al nono posto si trova il parmigiano reggiano, prodotto principe della nostra dieta con il suo carico di naturalità e tradizione (non compare il grana padano). Al dodicesimo posto, in crescita, il marchio Kinder mentre quello Ferrero scende al diciassettesimo. Questi movimenti sembrano coerenti con la strategia della multinazionale di Alba di accreditarsi presso i consumatori attraverso il propri brand prodotto piuttosto che con quello societario, il quale peraltro resta comunque in ottima posizione grazie alla fiducia che gli italiani accordano ai suoi prodotti. Nella top 20 ci sono anche Coca-Cola (14 esima) Coop (19esima) e Barilla (20esima).
Scendendo più a valle, i ricercatori di Ipsos mettono in evidenza il balzo di 11 posizioni di Lidl, che sale al venticinquesimo posto grazie alla sua assoluta riconoscibilità come insegna value for money, molto apprezzata dai consumatori in questo lungo periodo di crisi. Per motivi simili si muove al rialzo anche Esselunga, che guadagna 16 posizioni fino al trentacinquesimo posto, ma che sarebbe ben più in alto se si considerassero solo gli intervistati del nord, zona di presenza dei suoi punti di vendita. Appare molto alta la fiducia verso la catena di Bernardo Caprotti, che sembra ben rispondere alle esigenze di qualità al giusto prezzo dei consumatori. In calo di ben 16 posizioni – fuori dalla top 20 – il brand Mulino Bianco, che forse intercetta meno le reali esigenze del consumatore odierno. Nelle prime 50 posizioni troviamo anche Lavazza, McDonalds, Rana e Nestlè. Coke a parte, i marchi del beverage sono tutti nella parte bassa della classifica e non compare nessun brand di acqua minerale. Ultima Starbucks, non presente in Italia ma probabilmente vista come approdo sicuro quando si è all’estero.
“Come italiani – è il commento di Ipsos – siamo aperti alla globalizzazione, alla tecnologia, e riconosciamo ai grandi marchi internazionali dell’ IT e del digital l’influenza che hanno sulla nostra vita. Ma al tempo stesso siamo fortemente ancorati alla realtà locale, alla tradizione italiana in particolar modo all’esperienza e all’eccellenza italiana nel food. Siamo Glocal”.
Questa classifica tiene conto di cinque dimensioni: il Trust, ovvero l’affidabilità che è la pietra angolare di ogni rapporto; l’Engagement, ovvero l’essere ispirati dalla marca e la volontà di condividere questa esperienza con altre persone; il Leading Edge, ovvero l’unicità e talvolta la non convenzionalità; il Corporate Citizenship, ovvero la responsabilità nei confronti della società, che è ben rappresentata dalla sostenibilità nel mondo alimentare e la Presence, intesa come rapporto costante con il loro consumatore.