Dall’appeal del cibo made in Italy, fino all’opportunità di Expo e al cambio favorevole. L’obiettivo di portare a 50 miliardi il fatturato dell’export agroalimentare italiano entro il 2020, rispetto ai 33 attuali, può contare su una serie di fattori che rendono il traguardo meno proibitivo. Tra questi ci sono anche le potenzialità di sviluppo all’estero della gdo, sebbene finora abbia oggettivamente faticato a competere con i big retailer internazionali, per un’ovvia questione di dimensioni e disponibilità finanziarie. Ma, durante gli ultimi mesi, il maggiore dinamismo dei player del Belpaese sembra in grado di colmare almeno in parte questo gap, facendo leva soprattutto sulla domanda enorme di prodotti provenienti dalla filiera italiana. Conad approderà in Cina con cinque punti vendita, una rete di vending machine e un’ampia selezione di prodotti acquistabili tramite il canale e-commerce. Coop invece, ha appena lanciato una società dedicata alla promozione dei suoi prodotti a marchio a livello internazionale. Si chiama Coop Italian Food e mira anzitutto a stringere contatti con insegne e distributori, promuovendo anche l’offerta delle piccole aziende fornitrici. Un nuovo progetto partito da Hong Kong, dove Coop ha stipulato una partnership con un player locale, costituendo la società ItalMenu, finalizzata appunto all’importazione e alla distribuzione nei canali retail e horeca. Altre iniziative promozionali sono già state programmate all’interno di 40 punti vendita della catena ParknShop, parte del gruppo Hutchison Whampoa.
Gdo, ecco come i retailer italiani esporteranno il made in Italy
Conad e Coop investono nei mercati asiatici. Così la grande distribuzione italiana lancia la sfida ai big retailer internazionali
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