Nel 2014 il surplus commerciale con l’estero delle “4 A” del made in Italy (alimentari-vini; abbigliamento-moda; arredo-casa; automazione-meccanica-gomma-plastica) conferma un andamento positivo toccando un nuovo record di 128 miliardi di euro. E gli Stati Uniti sono in assoluto il terzo mercato di esportazione dell’Italia, dopo la Germania e la Francia, con un export complessivo italiano di 29,8 miliardi di euro e un surplus di 17,3 miliardi, il più alto che l’Italia abbia avuto nel 2014 negli scambi bilaterali.
Sono alcune delle evidenze presentate nell’incontro ‘L’export italiano: trend e testimonianze delle eccellenze d’impresa all’estero’ promosso dall’Osservatorio Gea Fondazione Edison, dal quale emerge che il mercato americano presenta il maggiore potenziale di crescita per il nostro Paese con un’incidenza del 10% sull’export agroalimentare italiano. Le città italiane più rappresentate negli Usa per esportazioni di food&wine sono: Firenze, Lucca, Grosseto, Milano e Perugia per gli olii e i grassi vegetali e animali; Modena per gli altri prodotti alimentari; Napoli per i prodotti da forno e farinacei; Salerno per la frutta e gli ortaggi lavorati e conservati; Sassari e Parma per i prodotti delle industrie lattiero casearie. I primi 10 casi provinciali-settoriali per export di vini e bevande verso gli Usa nel 2014 sono: Trento, Milano, Cuneo, Firenze, Verona, Siena, Venezia, Treviso, Asti e Brescia.
“I dati e le tendenze dimostrano che l’interesse per l’Italian food nel mondo è molto forte, in particolare negli Stati Uniti, un mercato estremamente vivace dove la domanda esprime l’attesa di un food più salutare, ha spiegato Luigi Consiglio, presidente di Gea, che ha aggiunto: “Oggi chi ritiene che il mercato Usa sia maturo si sbaglia. Le opportunità per il made in Italy ci sono e c’è un grande spazio per tutte le aziende dell’agroalimentare che desiderano esportare e investire negli Usa. La battaglia politica che abbiamo vissuto finora non ha permesso di vedere le meraviglie del nostro sistema industriale”.