Nel settembre del 2014, esattamente un anno fa, SabMiller aveva approcciato Heineken per proporre alla società olandese una fusione da cui sarebbe nato un player in grado di avvicinare molto ABInbev, la prima della classe nel mondo della birra. Heineken rifiutò quella che per lei sarebbe stata la fine della propria indipendenza ma la mossa sancì il ritorno dei magadeal mondiali nel settore della birra. Si disse anche che SABMiller aveva cercato l’accordo con la società olandese anche in ottica difensiva: diventando più grande sarebbe sfuggita alla sete di crescita di ABInbev ed esattamente 12 mesi dopo quelle ipotesi sono diventate realtà, con l’affondo di quest’ultima per portare a termine un’operazione tra la prima e la seconda delle classe al mondo da cui nascerebbe un gigante da 69 miliardi di dollari di fatturato aggregato (61 miliardi di euro) e, soprattutto, il 30% dei volumi di birra venduti nel mondo secondo dati riportati dal New York Times. Una porzione di mercato impressionante, se si pensa a quelli sono i miliardi di ettolitri che passano per i boccali di birra dei consumatori di tutto il mondo. La società che nascerebbe dalla fusione sarebbe, de facto, il primo vero cartello mondiale nella produzione e vendita di un bene di largo consumo, proprietaria di una decina delle prime 20 marche di birra mondiali (Budweiser, Beck’s, Stella Artois, Corona, Miller, Snow tra la altre, nonché la italiana Nastro Azzurro di Peroni). Con queste premesse, l’operazione nasce complessa sotto il profilo delle varie autorità Antitrust, in special modo quella americana e cinese, che saranno coinvolte qualora si dovesse arrivare ad un accordo tra i due azionariati. E’ probabile che la nuova entità debba cedere la sua partecipazione del 58% in MillerCoors e la sua quota nella borra cinese Snow, di gran lunga la più venduta nel grande mercato asiatico (25% di tutti i volumi mondiali) che però adesso non è più redditizio come qualche anno fa. Il rallentamento cinese sta impattando infatti sui conti di SABMiller e delle altre aziende presenti, tra cui ABInbev ovviamente che lì rivaleggia con la Budweiser e la Skol soprattutto.
Secondo la legislazione inglese (SabMiller ha sede a Londra), ABInbev ha adesso 28 giorni per completare l’offerta o per abbandonarla qualora sia impossibile stabilire un concambio adeguato tra le due azioni. In quest’ultimo caso per sei mesi la società predatrice non potrebbe più ripresentarsi con una nuova proposta. Come fa notare il New York Times, se l’operazione dovesse andare in porto l’influenza più importante sul nuovo gruppo sarebbe dei brasiliani di 3G Capital, azionisti forti di ABInbev e proprietari di Burger King e KraftHeinz insieme a Warren Buffet di Berkshire Hathaway.
In Italia cosa succederebbe? Secondo i dati Assobirra del 2013 SabMiller ha il 19,2% delle quote nel nostro Paese, dov’è presente tramite la Birra Peroni. ABInbev si fregia invece di un 7,1% grazie soprattutto al brand tedesco Beck’s. La combinazione porterebbe circa a un 26% circa che resterebbe ancora sotto il 30% appannaggio di Heineken. Non dovrebbero sorgere quindi problemi locali di Antitrust (fermo restando quelli eventuali a livello europeo) ma i due terzi di birra consumata in Italia a quel punto sarebbero appannaggio di due imprese.