E’ un passaggio di consegne storico quello che avviene tra Oscar Farinetti e Andrea Guerra alla testa di Eataly, la catena alimentare italiana ormai famosa nel mondo. Farinetti – 61 anni – a 11 anni dalla fondazione ha infatti ceduto la poltrona al manager che negli ultimi anni ha impresso una svolta al gruppo Luxottica e che negli ultimi mesi ha supportato il presidente del Consiglio Matteo Renzi su materie economiche e aziendali, con un’attenzione particolare al difficile caso Ilva. Il compito che il fondatore ha affidato al manager è chiaro: portare in Borsa la società entro qualche anno. Secondo alcune indiscrezioni di stampa già nel 2017, se il percorso di crescita disegnato sarà a buon punto e se le condizioni dei listini azionari lo permetteranno. Guerra avrà il 3% delle azioni (probabilmente sotto forma di stock grant), in modo avere il miglior incentivo a operare nel senso della crescita di valore della società. La sua delega è strategica, com’era quella di Farinetti: ovvero portare il gruppo alla dimensione desiderata per lo sbarco su un listino azionario (a proposito, sarà Piazza Affari?) e strutturarla al suo interno per avere gli standard adeguati di gestione e reporting che favoriscano la quotazione. Compiti per i quali avrà anche il supporto di Tamburi investment partners (Tip), ovvero il socio al 20% della capogruppo Eatinvest con una buona esperienza in quotazioni.
L’obiettivo principale è quello del raddoppio del fatturato, ora pari a circa 350 milioni di euro, con una quarantina di milioni di margine operativo lordo (ebitda). Dovrà avvicinarsi ai 700 milioni, cosa possibile nel settore della distribuzione solo aprendo nuovi punti di vendita, come sta effettivamente avvenendo con una certa accelerazione rispetto al passato, grazie anche al sostegno finanziario di Tamburi. Nel 2018 dovrebbe esserci l’apertura di un punto di vendita di circa 4000 metri quadri a Parigi, nel centralissimo quartiere Marais. Lo sbarco in Francia avverrà, come era già noto, grazie a un accordo con le Galeries Lafayette, e non è escluso che anche altre città transalpine vedranno analoghe aperture. Prima sarà il turno di Londra, dove nel 2016 aprirà uno store presso Selfridges in Oxford Street. Nel giugno scorso era stato presentato il progetto di rilancio in Giappone, dove la prima esperienza era stata negativa. La società ha due nuovi partners: la trading company Mitsui e la catena di ristoranti Kichiri, che svilupperanno un franchising sotto il cappello di Eataly Asia Pacific, una company ad hoc controllata al 63% da Mitsui, mentre la società italiana avrà una partecipazione simbolica. In aggiunta ai due punti di vendita già presenti, ne verranno aperti altri di medie dimensioni (330 metri quadrati) e un flagship store di 1.000 metri quadrati. Oltre alla vendita al dettaglio e ai ristoranti, la società stima di usare il marchio Eataly e i canali di vendita della controllata Mitsui Foods per sviluppare commercio all’ingrosso su larga scala in Giappone e anche su altri mercati esteri, in particolare nei Paesi emergenti. Ad agosto era toccato alla Corea del Sud, precisamente nella città di Pangyo e all’interno dei grandi magazzini Hunday. Prima era stato il turno di Dubai, dove è prevista anche una piattaforma logistica di distribuzione di cibo italiano nel Medio Oriente. Inoltre in cantiere, è già noto, ci sono le prossime aperture di Monaco di Baviera, del secondo punti di vendita a New York e poi Los Angeles e Boston, senza dimenticare il maxi progetto bolognese Fico-Eatalyworld, ovvero un parco alimentare nel quale poter interagire con le eccellenze della nostra cucina. Non mancheranno ulteriori location, perché l’obiettivo è quello di arrivare ad almeno 100-150 punti di vendita per un fatturato, si diceva, di circa 700 milioni e un centinaio di milioni di ebitda.