E’ iniziato il conto alla rovescia per la 33esima edizione di Anuga, la principale fiera mondiale dedicata al settore del food & beverage, che si terrà a Colonia dal 10 al 14 ottobre 2015 e l’Italia avrà un ruolo importante: nel padiglione dedicato al settore lattiero caseario, dove sono attesi 56mila operatori del retail, saranno infatti presenti infatti oltre 100 imprese italiane.
“I formaggi italiani partono in pole position – afferma Adriano Hribal, consigliere delegato di Assolatte, – sono la punta di diamante dell’export alimentare made in Italy e continuano a guadagnare quote di mercato nei mercati storici di sbocco (come Francia, Regno Unito, Svizzera e Germania). Ma soprattutto – e in assoluta controtendenza con i nostri principali competitor – stanno conquistando nuovi Paesi. L’analisi condotta da Assolatte rivela che, tra gennaio e giugno, l’Italia ha aumentato dell‘1,9% i quantitativi di formaggi inviati nei Paesi extraeuropei arrivando a superare la boa delle 41.400 tonnellate”.
Nel primo semestre 2015 a Hong Kong sono arrivati dall’Italia tanti formaggi erborinati quanti quelli che esportiamo in tutta l’Africa, in Brasile quasi il triplo dei formaggi Grana Padano e Parmigiano Reggiano che abbiamo venduto in Cina, a Singapore più formaggi freschi molli di quelli che abbiamo fornito al Canada. I Paesi asiatici emergenti, che rappresentano nuovi mercati di sbocco per i formaggi italiani, stanno apprezzando soprattutto crescenza e robiola, visto che in questi Stati l’Italia ne vende più che in tutto il Nord America.
In Cina i formaggi italiani freschi e morbidi (come ricotta e mascarpone) sono i più apprezzati: tra gennaio e giugno 2015, dall’Italia ne sono arrivate 480 tonnellate, oltre 6,5 volte più di quelli esportati nello stesso periodo in Canada. Il mercato cinese cresce in fretta e sta raggiungendo mercati ben più consolidati per i formaggi italiani, come gli Usa: in pochi anni la Cina è già arrivata ad assorbire oltre la metà dei volumi di formaggi italiani freschi e morbidi esportati negli Stati Uniti.
In Giappone vanno forte soprattutto i formaggi freschi (come ricotta e mascarpone): nei primi 6 mesi del 2015 l’Italia ne ha inviati nel Paese del Sol Levante 1126 tonnellate, ossia il 23% in più di quanto se ne vendano in tutto il Nord America. Ma i giapponesi amano anche i formaggi duri tipici della tradizione italiana, come grana padano e parmigiano-reggiano: a Tokyo e dintorni, nel primo semestre, ne sono arrivati 983 tonnellate, ossia 2,5 volte quelli che inviamo in tutto il Centro e Sud America.
Il Messico si sta rivelando un Paese interessante per il grana padano e il parmigiano reggiano: nei primi 6 mesi del 2015 ne sono state esportate 114 tonnellate, ossia più del doppio di quelle vendute in Cina e poco meno di quelle assorbite dal ben più grande e popoloso Brasile.
I consumatori dell’Australia apprezzano soprattutto il grana padano e il parmigiano reggiano: con 1.189 tonnellate importate nel primo semestre 2015 hanno superato giapponesi, asiatici, russi. In totale l’Australia ha così assorbito oltre il triplo di tutte le quantità di questi due formaggi dop italiani esportate in tutto il Centro e Sud America. Per non parlare del provolone, le cui quantità esportate dall’Italia in Australia sono 1,5 volte quelle vendute negli Stati Uniti.
Irraggiungibili restano gli Stati Uniti, che in 6 mesi hanno importato ben 6.099 tonnellate di grana padano e parmigiano reggiano, pari a quasi il triplo delle quantità vendute in tutto il continente asiatico (2352 tonnellate). Gli Usa si confermano anche i n.1 assoluti per quanto riguarda il pecorino: complessivamente in 6 mesi ve ne sono arrivate dall’Italia ben 5.208 tonnellate, il 58% in più di tutto il Pecorino venduto complessivamente all’interno dell’Unione Europea. Altro record statunitense è quello per Italico e Taleggio: con 200 tonnellate importate dall’Italia ne consumano 9 volte di più dell’intero continente asiatico e 5 volte più della Svizzera. Gli Stati Uniti sono un mercato di sbocco fondamentale anche per asiago, caciocavallo, montasio e ragusano, che negli States arrivano a vendere 204 tonnellate, ossia la metà di quello che esportano in tutta l’Unione Europea.
Fonte: Assolatte